I ‘nuovi licei’: chi ci libera da Gentile?

Education2.0, la rivista telematica fondata da Luigi Berlinguer, torna nel suo ultimo numero su un tema caro al suo fondatore, chiaramente enunciato nella domanda che compare nel titolo dell’articolo di apertura (di Maurizio Tiriticco), dedicato ai ‘nuovi licei’ targati Gelmini: chi ci libera da Gentile?

Una domanda che Luigi Berlinguer si era in certo modo posto anche nel 1996, all’esordio del suo incarico di ministro dell’istruzione (e dell’università), in una clamorosa intervista estiva all’Espresso che aveva suscitato scandalo nel trasversale partito dei difensori del liceo classico, fiore all’occhiello del gentilianesimo in educazione.

La sua risposta si era tradotta allora nella ricerca di un modello unitario di riforma dell’istruzione secondaria superiore capace di superare la tradizionale tripartizione tra istruzione classica, istruzione tecnica e istruzione professionale, e di costruire un ponte con il mondo del lavoro attraverso il concetto chiave di ‘competenza’, che doveva investire tutti i percorsi formativi, compresi quelli dell’ex area classica-scientifica-magistrale.

In realtà Berlinguer non riuscì del tutto nel suo intento, tanto che anche nella sua riforma, la legge n. 30 del 2000 (poi abrogata dal centrodestra), all’interno della scuola secondaria superiore unificata (con la denominazione comune a tutti i percorsi di ‘liceo’) compariva l’area ‘classico-umanistica’, erede diretta del liceo classico con il suo piano di studi comprensivo di latino e greco fin dal primo anno.

Ma l’idea forza di una riforma a impianto unitario non è mai venuta meno nell’area politica di riferimento di Berlinguer, e viene riproposta anche ora. E così Maurizio Tiriticco scrive che la riforma Gelmini  “ha ancora della cosiddetta cultura una visione verticale, non orizzontale: esiste una cultura alta, per pochi, e poi a scendere una sorta di sottoculture, quella tecnica, quella professionale e poi sempre più giù fino all’incultura della semplice e ‘rozza’ manualità, degli esclusi e degli emarginati”.