I mal di pancia della maggioranza. E quelli dell’opposizione

Sulla scuola, la maggioranza che sostiene il governo non si mostra di certo compatta, eppure l’opposizione non appare intenzionata a sfruttare i visibili contrasti che emergono nello schieramento avverso. Forse per meglio salvaguardare la propria compattezza, l’opposizione sembra invece aver scelto la via dello scontro frontale con il ministro Moratti. D’altronde l’andamento delle audizioni in Parlamento, il clima che si registra nelle scuole, in parte l’esito della manifestazione di sabato (che l’intero centro-sinistra, dopo qualche esitazione, ha appoggiato), mettono le opposizioni parlamentari nella condizione di chiedere in primo luogo il ritiro del decreto ed in via subordinata la conferma del tempo pieno con l’attuale modello didattico organizzativo.
In questo scenario la possibilità di trovare a livello parlamentare convergenze con componenti della maggioranza (UDC, ma anche settori di AN e perfino di Forza Italia) su proposte di emendamento al decreto è minima e non può che riguardare in primo luogo la questione del tempo pieno. Un’intesa su questo aspetto potrebbe concorrere a rasserenare il clima di scontro politico e sociale che si respira in questi giorni.
Un terreno sul quale non sembra voler scendere il responsabile scuola di Forza Italia, l’on. Mario Mauro, che ha invitato la Moratti a “non recedere di un passo dalle scelte contenute nel decreto attuativo per il primo ciclo e di porre in campo tutte le energie affinché la riforma venga attuata e presto”.
Il terreno di intesa, sul quale si sono espressi l’on. Brocca per l’UDC e il sen. Valditara (non si sa se seguito, però, dall’on. Angela Napoli, del suo stesso partito) potrebbe invece essere quello di non modificare attraverso il decreto gli assetti organizzativi della scuola (moduli e tempo pieno in particolare), lasciando caso mai alle scuole la possibilità di scegliere tra diverse formule, sulla base delle proprie autonome competenze. Questa soluzione consentirebbe soprattutto al Governo di ripristinare un rapporto con i sindacati, o almeno con una parte di essi, e di abbassare la tensione nelle scuole e nel Paese, giunta a pericolosi livelli di esasperazione.