I fantasmi e le macerie di Rignano Flaminio

La vicenda della scuola di Rignano Flaminio si è rivelata – come “Tuttoscuola” ha avvertito fin dall’inizio – molto più complicata di quanto le prime cronache lasciassero credere, con i loro toni sovraeccitati, quasi unanimemente colpevolisti.
La decisione del tribunale del riesame di rimettere in libertà i sei imputati ha forse fugato i fantasmi degli orchi e delle streghe che per due settimane, precedute da mesi di indagini e di vociferazioni, avevano sconvolto la vita di questa piccola comunità della campagna laziale. Ma le macerie sono sotto gli occhi di tutti.
Ne ha risentito, in primo luogo, la certezza del diritto, perché la scarcerazione dei sei imputati, disposta dai magistrati del riesame, smentisce la tesi e le certezze di altri magistrati, che avevano ritenuto necessario procedere, evidentemente in mancanza di indizi certi e di una ragionevole certezza, alla grave decisione di ordinare l’arresto degli indagati.
E’ stato ulteriormente scosso – il caso di Rignano è soltanto la spia eclatante di un fenomeno diffuso – il rapporto fiduciario tra la famiglia e l’istituzione scuola, intesa come corpo professionale di specialisti ai quali viene riconosciuta autorevolezza e competenza. Un riconoscimento che un numero crescente di famiglie mette in discussione, sostituendolo con un pregiudizio negativo nei confronti degli insegnanti.
Dalla vicenda esce sconvolta, infine, la vita non solo delle persone arrestate e delle loro famiglie, ma quella dei genitori che hanno promosso l’azione penale, che ora rischiano di passare in pratica dalla posizione di accusatori a quello di accusati. E soprattutto si è gravemente, speriamo non irreversibilmente colpita la serenità, l’equilibrio psicofisico dei bambini coinvolti, pluriinterrogati dai “grandi”, magistrati, psicologi, i loro stessi genitori, in un crescendo da psicodramma.
Forse si dovrebbe, da parte di tutti, fare un passo indietro, e provare a riflettere.