Grembiule/2. A chi spetta decidere?

La vasta adesione popolare alla proposta di rendere obbligatorio l’uso del grembiule nella scuola primaria (e magari nella secondaria inferiore) fa nascere un interrogativo a risposta non scontata: a chi spetterebbe decidere?

La normativa sull’autonomia delle scuole (delle singole scuole) farebbe propendere per l’attribuzione di questa competenza decisionale agli organi collegiali della scuola,  in particolare ai Consigli di istituto. L’art. 3, comma 1, del DPR 275 definisce il Piano dell’offerta formativa come “il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia“.

Secondo l’ANDIS, una delle maggiori associazioni dei dirigenti scolastici, la decisione spetta agli eletti nei Consigli di Circolo e di Istituto (“Altrimenti gli Organi Collegiali della Scuola, se non servono nemmeno a questo, che ci stanno a fare?“, si chiede il presidente Gregorio Jannaccone), e della stessa opinione è il sindacato più rappresentativo degli stessi dirigenti scolastici, l’ANP.

In tale prospettiva ciascuna scuola deciderebbe per sé, un po’ come succede negli USA, dove l’abbigliamento degli studenti (anche delle superiori) è percepito positivamente, come un elemento fortemente identitario, e viene stabilito dalle autorità scolastiche. Ci sono anche Paesi, come il Giappone, dove tutti i bambini delle scuole elementari e medie, e anche molti delle secondarie superiori, indossano per tradizione divise identiche: in genere nere con contrassegni della scuola per gli studenti, blu per le studentesse, gialle per le bambine della scuola elementare. Un modello un po’ troppo uni-formistico per il nostro Paese…

Diverso sarebbe il discorso, almeno in teoria, se la questione del grembiule facesse parte di un piano generale di ridefinizione del ruolo della scuola di base (primo ciclo): in tal caso potrebbe rientrare nelle “norme generali”, che sono di competenza esclusiva dello Stato. Ma ci sembra un’eventualità remota, che per concretarsi – oltretutto – richiederebbe un’ampia convergenza bipartisan su un progetto complessivo: uno scenario che allo stato delle cose appare quanto meno improbabile.