Gli enti locali spendono poco per l’istruzione

Tra i dati della recente ricerca Istat sulla spesa pubblica dal 1990 al 2005, che è stata portato all’attenzione nei giorni scorsi grazie a Tuttoscuola, vi è anche un aspetto molto interessante che riguarda il decentramento amministrativo e la spesa pubblica locale.

La legge Bassanini (n. 59/1997) aveva previsto un ampio decentramento di funzioni con trasferimento di competenze e di risorse sugli enti territoriali.

Dalle tabelle Istat si può rilevare che dal 1997 al 2005 il peso delle spese delle Amministrazioni pubbliche locali, rispetto alla totalità della spesa pubblica, è passato dal 38,2% al 48,8% (un incremento di 10,5 punti in percentuale).

Per l’istruzione, però, le cose sono andate diversamente, perché il costo pubblico decentrato è passato dal 29,1% al 25,8% (un decremento di oltre due punti).

La conferma di questa scarsa propensione a decentrare risorse per l’istruzione sugli enti pubblici territoriali (o, piuttosto, da parte di questi ultimi ad investire meno sull’istruzione a livello locale) viene data da un altro confronto.

Se si confrontano i valori assoluti della spesa delle Amministrazioni locali, fatto 100 il costo complessivo sostenuto nel 1997, si può rilevare come nel 2005 esso sia a valore 158,5. Per l’istruzione, fatto 100 il valore di spesa del 1997, si rileva che nel 2005 è a valore 118,6.

La spesa pubblica generale locale è dunque aumentata del 58,5%, quella dell’istruzione solamente del 18,6%.

La sanità nel medesimo periodo è costata localmente il 68,9% in più, la protezione sociale il 51,7% in più, la protezione dell’ambiente il 74,5%, l’ordine pubblico e la sicurezza il 43,9%.