Gli anticipi il prossimo anno saranno solo per pochi?

Nello stesso incontro milanese il rappresentante Anci ha svolto una dettagliata analisi delle risorse finanziarie stanziate dalla legge 53 per l’anticipo nella scuola primaria. Da tale analisi risulterebbe che, così come le somme stanziate per l’anno 2003/2004 hanno permesso l’incremento di 1472 posti di organico, le somme stanziate per l’anno 2004/2005 permetterebbero l’incremento di circa 2000 posti.
Con tali dotazioni, secondo il rappresentante Anci, non solo non sarà possibile dare l’opportunità di opzione ai nati da gennaio ad aprile, ma sarà ben difficile anche accogliere i nati da gennaio a febbraio. Per l’Anci infatti la richiesta di tale opportunità non può essere stimata sulla bassissima percentuale dello scorso anno, quando le iscrizioni furono aperte dal 18 al 30 Aprile, con le scuole chiuse per le vacanze di Pasqua e il ponte del 25 aprile-1° maggio.
Nella scuola dell’infanzia, invece, secondo l’associazione dei Comuni le risorse stanziate sono pari a zero. Quindi non ci sarebbe la possibilità di attuare nessuna delle garanzie di qualità a suo tempo concordate (riduzione alunni per sezione, presenza di specifiche professionalità, riprogettazione degli spazi, etc.). Ci sono, inoltre, le liste d’attesa in tutto il centro nord. Insomma, l’anticipo potrà esserci per l’Anci solo dove si saranno liberati posti a seguito dell’uscita anticipata verso la primaria.
Ma la parte più aspra del confronto in Conferenza Unificata ha riguardato le risorse finanziarie. Il rappresentante Anci ha denunciato “l’assenza di risorse per la
generalizzazione della scuola dell’infanzia e la totale mancanza di finanziamenti per i locali, gli arredi, i servizi di supporto, i libri, etc”. Su tali interventi non sarebbe accettabile che siano a carico dei comuni, mentre lo Stato interverrebbe solo ad adiuvandum.
“Un’affermazione del genere rappresenta – ha detto Nutini – una vera provocazione nei confronti degli enti locali. Non stiamo parlando, infatti, del mantenimento del sistema come attualmente organizzato. Siamo di fronte a modifiche ordinamentali che impongono la disponibilità di un numero maggiore di aule, di arredi, di beni, di servizi, che implicano spese ingenti.
Queste spese aggiuntive e straordinarie devono essere finanziate dallo Stato”.
Non tira insomma una buona aria per la riforma dalle parti degli enti locali.