Giorgia Meloni: basta con i cattivi maestri

Nel maggio 2008 Giorgia Meloni, che era stata nella precedente legislatura la più giovane vicepresidente della Camera dei Deputati,  è diventata ministro della Gioventù del quarto governo Berlusconi, il ministro più giovane della storia repubblicana (31 anni, tre meno dell’allora trentaquattrenne Mariastella Gelmini).

La Meloni, anche in ragione del suo incarico, si è spesso occupata di scuola, e anche in occasione del varo del nuovo regolamento dei licei non aveva mancato di far sentire la sua voce critica nei confronti delle troppe sperimentazioni, frutto a suo avviso della ventata anti-istituzionale e antimeritocratica del ’68.

In un’ampia intervista a Tuttoscuola, che si può leggere integralmente nel nostro sito www.tuttoscuola.com, il ministro Meloni torna sull’argomento e coglie l’occasione per lanciare anche un durissimo attacco ai “baroni universitari”: “Quelli che hanno piazzato interi alberi genealogici ad insegnare nelle università statali come se fossero di loro proprietà” (…), “strenui difensori di ingiusti privilegi che si abbattono sulle speranze degli studenti“. Una presa di posizione che, in questo momento, ha il significato di un esplicito appoggio alla riforma dell’università in senso meritocratico alla quale sta lavorando il ministro Gelmini.

Quanto alla scuola, la Meloni mostra comprensione per gli studenti più fragili, e a volte più ribelli e anche un po’ “bulli”, invitando gli insegnanti a scoprire e valorizzare le loro potenzialità anche al di là del loro mero rendimento scolastico. E annuncia che il suo disegno di legge sulle comunità giovanili “va esattamente in questa direzione: permettere ai ragazzi, soprattutto quelli che vivono nelle periferie e nei territori più disagiati, di avere un’alternativa alla noia e al disimpegno, di poter fruire di spazi dove fare teatro, musica, praticare sport, riscoprire saperi tradizionali e stringere amicizie“.