Giannini, la contestazione e il partito delle cento padelle

Tutti sapevano che…”. Così comincia il celebre romanzo-cronaca di Gabriel Garcia Marquez in cui si parla della ‘morte annunciata’ del protagonista. E tutti sapevano che a Bologna, alla festa dell’Unità (senza l’Unità e senza i leader storici del PCI-PDS-DS-PD), il ministro Giannini sarebbe stata contestata.

Era facile prevedere che la somma dei sentimenti (frustrazione e nostalgia dei militanti PD antirenziani) e dei risentimenti (la delusione e la protesta dei precari della scuola esclusi dalle assunzioni), nonché la coincidenza dell’incontro con lo sciopero Cobas-Anief del 24 aprile, e anche l’attiva presenza a Bologna del combattivo ‘Comitato per la scuola della Costituzione’, avrebbero creato una miscela esplosiva.

Lo sapevano anche gli addetti al già famoso servizio d’ordine che in passato aveva tante volte assicurato il tranquillo svolgimento delle feste dell’Unità, ma che questa volta non è intervenuto, e anzi – a quanto pare – non sarebbe stato neanche disposto a causa di un malinteso (?) tra il PD nazionale e quello bolognese.

Così decine di padelle, coperchi e altri oggetti adatti a far rumore sono usciti dalle tasche e dagli zaini dei manifestanti, che hanno impedito al ministro di parlare. Giannini ha reagito con stile (“Ho ascoltato, io ho una certa cultura del rispetto…”), Renzi ha twittato che “impedire ad altri di parlare è l’opposto di ciò che deve fare un educatore”, ma sta di fatto che non sembrano esserci margini di dialogo con questo tipo di contestatori, che il dialogo non lo cercano.

L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato polemizzò a suo tempo contro un sistema politico che rischiava di legittimare perfino la creazione di un “partito delle cento padelle”. Bene, ci siamo vicini…