Gelmini: la scuola non può essere uno stipendificio

I tagli hanno rappresentato un salto necessario per invertire alcune tendenze. Nessuno ama tagliare ma la crescita a dismisura della pianta organica, l’approccio quantitativo della moltiplicazione degli insegnanti, del numero delle ore e degli indirizzi, avevano causato un aumento della dispersione scolastica, cioè molti abbandoni, un continuo peggioramento della qualità e una spesa insostenibile”, ma non si può guardare alla scuola solo come ‘stipendificio’”.

Nell’intervista rilasciata al magazine Style del Corriere della Sera il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini torna sulla questione dei tagli, giudicati inevitabili e indispensabili (“Il 97 per cento delle risorse veniva utilizzato per le spese correnti”), ma parla anche delle novità che gli studenti delle superiori troveranno a settembre, in primo luogo degli Istituti tecnici superiori: “Per il primo anno ne partiranno 50 per formare tecnici di alto livello attraverso un gioco di squadra fra istituti superiori tecnici o professionali, un centro di ricerca, l’università e l’impresa. Tutto questo attraverso il modello della Fondazione. Punto di riferimento sono il campo della tecnologia, della meccanica, della rivisitazione dei sistemi di produzione”.

Il ministro tocca anche altri punti, dalla necessità di un orientamento che favorisca la scelta di indirizzi tecnico-scientifici all’imprescindibile utilizzo dei test (“se vogliamo stare in Europa, non possiamo rifiutare le regole di valutazione e i criteri applicati nei Paesi Ocse”), ma poi torna sulla questione degli insegnanti, sostenendo che “dove abbiamo puntato sul miglioramento della qualità degli insegnanti, sulla continuità didattica (riducendo il balletto delle cattedre), pretendendo più formazione, misurando i risultati, ci sono stati progressi significativi”. E a sostegno della sua tesi cita “Tuttoscuola, una delle riviste più autorevoli del settore,(che) ha appena diffuso un rapporto sulla qualità dell`istruzione nel quale si evidenziano i miglioramenti, in particolare nel Mezzogiorno. L’aver puntato sull’affermazione degli insegnanti, sul loro aggiornamento, ha determinato una riduzione del divario Nord-Sud e un deciso miglioramento della qualità dell`istruzione”.