Flc Cgil contro i test Invalsi: condizionano la funzione valutativa dei docenti

Un comunicato della Flc Cgil critica aspramente i criteri di ripartizione della prima tranche delle risorse del PNRR (1,5 miliardi di euro), che prevedono un “Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica”, realizzato utilizzando i risultati delle prove Invalsi, e in particolare il parametro della dispersione implicita, posto alla base della ripartizione tra le regioni e le istituzioni scolastiche.

Nello scorso mese di ottobre l’Invalsi ha segnalato alle scuole i livelli di fragilità degli studenti risultanti dai test standardizzati da essi sostenuti. Ciascuno studente è stato a tal fine identificato attraverso un codice numerico, ed è stato classificato in base ai vari livelli di performance determinati dalle prove sostenute nel tempo.

Il sindacato esprime “totale contrarietà verso questa scelta” e per l’uso pervasivo dei test standardizzati come criterio per l’individuazione delle fragilità e per la conseguente distribuzione dei fondi PNRR perché “si tenta così di ridurre in maniera significativa una delle funzioni fondamentali della professionalità docente, la valutazione delle studentesse e degli studenti e si orienta l’attività educativa verso la performance nelle prove Invalsi”. Questa è una “aberrante torsione ideologica dell’utilizzo delle prove Invalsi”, denuncia la Flc Cgil, che solleva una serie di interrogativi sulla legittimità dell’intera operazione: “in base a quale norma i gestori delle piattaforme del registro elettronico hanno fornito i dati delle studentesse e degli studenti? Le famiglie e gli allievi sono stati informati della collocazione in livelli di fragilità? Quale uso sarà fatto di questi dati? Quale attendibilità può avere, ad esempio, per un ragazzo che frequenta la quinta classe della scuola superiore, il dato delle prove Invalsi effettuate nella classe terza della secondaria di I grado nel 2018?

Il sindacato parla di una “deriva inaccettabile rispetto all’idea di scuola come comunità educativa e alla funzione formativa che dovrebbe connotare la valutazione degli apprendimenti”, e annuncia che adotterà “tutte le necessarie azioni di contrasto”. Compreso il boicottaggio dei test, finora sostenuto solo dalle punte estreme dei sindacati di base? Non sappiamo se si arriverà fino a questo punto, certo è che l’aver legato in modo così meccanico l’erogazione dei fondi PNRR alle performance rilevate dall’Invalsi rischia di produrre distorsioni e di travalicare le stesse finalità delle rilevazioni.

Dietro l’angolo, quando si tratta di prove standardizzate alle quali si collegano specifiche conseguenze, c’è anche il rischio di quell’effetto di condizionamento della didattica noto come “teaching to the test”: insegnare non l’italiano o la matematica, ma come superare i test standardizzati di italiano e matematica proposti dall’Invalsi. Che è qualcosa che oltre ad andare al di là dell’utilizzazione dei test per la valutazione di sistema, pone il bene dello studente in secondo piano rispetto ad altre finalità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA