Gelmini e Tremonti replicano a Galli della Loggia

 La provocazione, o il “grido di dolore“, come lui stesso l’ha definita, lanciata da Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera di ieri, ha oggi uno sviluppo interessante sullo stesso quotidiano.

I due ministri più direttamente chiamati in causa dall’editorialista del giornale milanese, Mariastella Gelmini e Giulio Tremonti, intervengono infatti in quello che – si spera – potrebbe essere un ampio dibattito pubblico sulla mission e sul destino della scuola italiana.

Il ministro Gelmini trova “giusto e ingeneroso” l’editoriale di Galli della Loggia. Giusto nell’analisi (il 68 ha fatto della scuola un ammortizzatore sociale e del ministero un “mostro burocratico” che produce norme oscure e contraddittorie), ingeneroso nel non riconoscere che l’azione del governo si pone in discontinuità con il passato. E ricorda le proposte già formulate per il voto di condotta, la divisa scolastica, l’insegnamento dell’educazione civica, il rilancio degli istituti tecnici e della formazione professionale, e anche il “ritorno al maestro unico“, di cui parla peraltro – sembra di capire – più come tema da discutere che come decisione già presa.

Quanto all’italiano (una delle due materie da valorizzare secondo Galli della Loggia, insieme alla matematica), ricorda di aver parlato in Parlamento della “necessità di tornare alla quarta ‘I’ di Italiano, intesa come letteratura, storia, tradizione, cultura“.

Più circoscritto, ma anche assai concreto, è l’intervento del ministro dell’Economia, che dopo aver ribadito l’ineluttabilità della riduzione della spesa pubblica, e quindi anche di quella per la scuola (che però in questo modo, fa notare, si avvicina agli standard europei), rilancia le due proposte che aveva già avanzato pochi giorni fa in una intervista al quotidiano la Padania, segnalata dal nostro sito: il ripristino dei voti nella scuola primaria e secondaria di primo grado e la conferma almeno quinquennale dei libri di testo (con l’eventuale aggiunta di “piccole appendici”).

Queste due misure, a suo avviso, vanno incontro soprattutto alle esigenze delle famiglie, e possono contribuire – soprattutto la prima – a ridare senso alla scuola e ruolo agli insegnanti in quanto valutatori. Più sfumato, forse anche per riguardo nei confronti della collega Gelmini, è l’accenno di Tremonti a una terza misura, il ritorno al maestro unico, che si ammanta dei toni della nostalgia: “era meglio prima o è meglio adesso?”. Ma lui personalmente non ha dubbi: la nuova frontiera del cambiamento è il “ritorno al passato“.