Gavosto (FGA), sulla valutazione dei DS accordo gattopardesco

In un articolo che compare oggi sulla Stampa di Torino il direttore della Fondazione Giovanni Agnelli (FGA), Andrea Gavosto, lamenta il fatto che la questione della valutazione dei dirigenti scolastici, oggetto un anno fa di “feroci polemiche, a causa dei maggiori poteri che la legge assegnava loro”, oggi “non suscita più alcun interesse”. “Ed è un peccato”, prosegue, “perché in una scuola moderna il ruolo dei presidi è fondamentale”, come dimostra anche una ricerca della FGA di qualche anno fa, che aveva mostrato che “l’impatto di un buon dirigente scolastico sugli esiti scolastici del proprio istituto è misurabile e significativo”.

Poco si parla, per esempio, della delega in materia di valutazione dei DS ex legge 107 il cui contenuto è stato recentemente reso noto dal Miur. Gavosto giudica positivamente il testo, ma solo nelle premesse. Poi muove due obiezioni pesanti. 

La prima riguarda il fatto che si finisca per dare un “peso eccessivo al Rapporto di autovalutazione, al quale lo stesso preside contribuisce”. “Questi potrebbe avere interesse a fissare per la sua scuola traguardi troppo ‘facili’, così da avere una maggiore probabilità di raggiungerli ed essere positivamente valutato”,  osserva il direttore della FGA. Per evitare questo rischio occorrerebbe almeno che i direttori regionali dessero “a ciascun preside gli obiettivi ‘giusti’, realistici, ma non troppo laschi o generici”.  

La seconda e più forte obiezione riguarda l’ipotesi di accordo su cui stanno lavorando i sindacati e il Miur in materia di chiamata degli insegnanti. Una ipotesi, definita “gattopardesca” (ma che peraltro è al momento sospesa, in attesa di chiarimenti richiesti dai sindacati, ndr) che rispolvererebbe “l’antica usanza di un sistema di graduatorie, con requisiti definiti da una tabella titoli a livello nazionale senza alcuna discrezionalità da parte del preside” e in contrasto con lo spirito della legge sulla Buona Scuola, che “dava al dirigente la facoltà di scegliere (scegliere, si badi, non assumere) i nuovi insegnanti di cui la scuola ha bisogno, secondo criteri non di punteggio e, quindi, quasi sempre d’anzianità, ma di adeguatezza agli obiettivi di miglioramento”. “Ma, se al dirigente è impedito di scegliersi almeno in parte la squadra”, chiede Gavosto, “come potrà essere giudicato sull’esito della partita?”