Entro 6 mesi una nuova carriera per gli insegnanti

Le anticipazioni dell’intervista rilasciata dal ministro Gelmini al mensile Tuttoscuola, che la pubblicherà integralmente nel numero di settembre, stanno suscitando vivo interesse nei media e nel mondo della scuola, tra gli insegnanti e i sindacati.

Per i nostri lettori riportiamo qui di seguito una parte del comunicato stampa di Tuttoscuola, contenente le citate anticipazioni, quella riguardante il tema della carriera degli insegnanti. Successivamente pubblicheremo anche le altre due parti del comunicato, relative al tema del merito e a quello dei precari. In corsivo le considerazioni, in neretto le domande di Tuttoscuola, tra virgolette le risposte del ministro Gelmini.

Di carriera per i docenti si parla da anni, ma finora non si è realizzato nulla di concreto. La Gelmini rompe gli indugi, scavalca l’iniziativa parlamentare (DDL Aprea in Parlamento), e lancia una sfida al sindacato che ha il sapore di un’ultima chiamata. Annuncia a Tuttoscuola:

“Entro sei mesi intendo definire le regole per la carriera dei docenti. Vorrei farlo con il coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni professionali. Apriamo un tavolo, sono aperta a consigli, suggerimenti, proposte, non ad una contrattazione sindacale. Se dopo sei mesi si sarà pervenuti a una soluzione condivisa bene, altrimenti il Governo andrà avanti per la propria strada prendendosi tutte le responsabilità. E’ una cosa troppo importante, un passaggio fondamentale per arrivare a quella valorizzazione dei docenti che tutti vogliamo”.

Insomma, un’apertura importante al sindacato, ma con un termine ben preciso. Dopo il quale, la Gelmini intende procedere comunque, con o senza la condivisione delle parti sociali.

Sei mesi sembrano un traguardo ambizioso, se non ottimistico. L’ultima volta che si è aperto un tavolo su questo argomento non sono bastati cinque anni per arrivare a qualcosa di concreto…

“Se ci si vuole arrivare, sei mesi sono più che sufficienti, non perderò e non farò perdere questo treno alla scuola. Del resto siamo tutti d’accordo, ritengo, sul fatto che la qualità della scuola è data prima di tutto dalla qualità delle persone che la rappresentano. Ebbene dobbiamo essere tutti consapevoli che se la carriera resta quella che è, o mi lasci dire quella che non è, non avremo mai le migliori risorse sulle nostre cattedre. Dobbiamo attrarre verso l’insegnamento le risorse migliori, i cervelli più brillanti, quelli in grado di accendere la scintilla della conoscenza nei nostri studenti. Come farlo? Discutiamo di questo”.

 “Io dico che prospettare un percorso in cui chi dà di più può raggiungere uno status e dei riconoscimenti anche economici di tutto rispetto possa rendere più appetibile una professione che è in se stessa affascinante, ma che oggi presenta troppi fattori disincentivanti per i giovani più motivati. Mi chiedo se ci può essere oggi qualche giovane brillante e ambizioso che possa essere attratto dalla prospettiva di entrare in ruolo a 40 anni per guadagnare 1.300 euro al mese. Lo chiedo ai sindacati, ci può essere? Lo dico chiaramente: l’insegnamento non può essere una professione di serie B, non può essere il ripiego nel caso non siano andate bene altre strade o per chi vuole conciliare un impiego a mezzo servizio con altri impegni. Oggi in troppi casi, non nascondiamolo, è così”.