Elezioni/1. La vittoria di Meloni e il voto sospeso degli insegnanti

26 settembre 2022. Si apre una nuova pagina, è vittoria storica per Giorgia Meloni. Ma indipendentemente da vincitori e perdenti, se si coglierà il nesso fondamentale tra istruzione e sviluppo, tra apprendimento e crescita della persona, e si riserverà coerentemente attenzione e peso alle politiche educative (nella consapevolezza che devono dispiegarsi su un arco di tempo di più legislature), allora si andrà nella direzione giusta, indifferibile per un paese in cui un giovane su quattro non studia, non lavora e non è in formazione.

Come avrà votato il “popolo della scuola” il 25 settembre? E prima ancora: quanti avranno votato? Lo sapremo forse nei prossimi giorni, quando compariranno le consuete analisi del voto (partecipazione/assenteismo, distribuzione territoriale, flussi ecc.), sempre che la lente di ingrandimento degli analisti prenda in considerazione questa categoria come fu fatto dopo le elezioni del 2018, quando si constatò che l’ostilità degli insegnanti alla “Buona Scuola” influì non poco sul tracollo del PD di Renzi e Gentiloni.

Questa volta è difficile fare previsioni perché, a differenza che nel 2018, non c’è una specifica forza politica di governo da premiare o da punire per la sua politica scolastica, avendo tutte partecipato, salvo Fratelli d’Italia, ai governi alternatisi nel corso della legislatura. E c’è da capire lo sconcerto degli insegnanti che hanno visto l’avvicendarsi di quattro ministri nel corso di meno di cinque anni: uno indicato dalla Lega (Bussetti), due dal Movimento 5 Stelle (Fioramonti, dimessosi anche dal partito dopo pochi mesi, e Azzolina, a sua volta uscita dal M5S insieme a Di Maio) e uno di area PD sia pure con un profilo marcatamente tecnico (Bianchi). Né è possibile premiare o punire il governo in carica e chi lo presiede dato che Mario Draghi, a differenza di quanto fece il supertecnico suo predecessore Mario Monti nel 2013, non è sceso in campo alla guida di una forza o di uno schieramento politico, attenendosi rigorosamente al mandato del presidente Mattarella, che era stato quello di formare un governo “senza alcuna formula politica”.

Un caleidoscopio di partiti, ministri e politiche che ha reso il personale della scuola diffidente se non scettico, e che non ha certo favorito la propensione al voto. In che misura lo si vedrà se l’analisi dettagliata del voto (e del non voto) consentirà di verificare quanto il richiamato sconcerto degli insegnanti si sarà tradotto in mancata partecipazione alle elezioni del 25 settembre.

D’altra parte la breve, concitata campagna elettorale che ha preceduto il voto ha visto i partiti impegnati, per quanto riguarda la scuola, in una gara al rialzo di promesse che Tuttoscuola ha accuratamente documentato e che ci ha fatto parlare di un “libro dei sogni”. Una analisi ampiamente ripresa e citata anche dalla stampa e da autorevoli esperti, come riferiamo nella notizia successiva.

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