Dopo le elezioni/1. Il Centrodestra alla sfida del governo

Gli analisti politici si sono impegnati, nel corso della settimana, nella interpretazione del voto del 25 settembre, che ha visto il rilevante successo di Fratelli d’Italia come partito ma soprattutto quello personale di Giorgia Meloni come leader emergente della coalizione di Centrodestra (o di Destracentro, come qualche commentatore propone). FdI da solo ha preso molti più voti della somma dei voti ricevuti dalla Lega e da Forza Italia, e questo ne fa il baricentro della coalizione, caricando questo partito e Giorgia Meloni della responsabilità di formare e guidare il governo nella difficilissima fase che il Paese sta attraversando.

È probabilmente la consapevolezza di ciò ad aver indotto la stravincente Meloni alla massima cautela, fino al punto di frenare, quasi vietare, l’esultanza dei suoi supporter e da inviare a livello nazionale e internazionale messaggi rassicuranti, all’insegna della prudenza e per alcuni aspetti (a partire dalla politica estera) di continuità con la linea del governo Draghi.

Non sarà facile, per la leader di FdI, soddisfare le aspettative dei partner di governo, soprattutto quelle della Lega, che dopo la pesante sconfitta elettorale di Matteo Salvini (assai più grave di quella dell’ottantaseienne Berlusconi) ha bisogno di recuperare spazio e visibilità almeno a livello della compagine ministeriale. Vedremo se, e in che modo, la premier in pectore Meloni saprà venire incontro a tali aspettative, e a quelle dei tanti pretendenti a un posto nel nuovo governo: anche su questo piano si misurerà la solidità della sua leadership nella coalizione. Per ora parla di scelta di “squadra di alto livello che non vi deluderà”. Per il difficile Ministero dell’istruzione ciò significa che verrà individuata qualche personalità che già conosce bene questo mondo?

Per quanto riguarda gli indirizzi politici nei diversi settori (le policies) la presidente di FdI può ricavare un certo vantaggio dal fatto che il programma della coalizione, a differenza di quello dei singoli partiti che la compongono, è abbastanza generico, tanto da consentire a chi guida il governo ampi margini di interpretazione e di mediazione, come si vede bene nel caso della politica scolastica, che esaminiamo nella notizia successiva.

 

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