Dopo le elezioni/2. Sulla politica scolastica poche certezze (tranne una)

Come già abbiamo osservato nella presentazione dei diversi programmi, quello del Centrodestra, intitolato “Per l’Italia. Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra”, è particolarmente stringato, fatto più di flash e linee di indirizzo generale che di proposte dettagliate e vincolanti. Questo vale in generale e forse ancora di più per la politica scolastica (per le scelte concrete molto dipenderà da chi farà il ministro), tranne che in un caso, quello dell’utilizzo del buono scuola come strumento da utilizzare per garantire la libertà di scelta della scuola da parte dei genitori (“Riconoscere la libertà di scelta educativa delle famiglie attraverso il buono scuola”).

Quello della libertà di scelta educativa è un punto sul quale si è registrata nella legislatura appena conclusa una convergenza parlamentare ampia, mai sfociata però in un accordo politico di governo anche per l’ostilità del Movimento 5 Stelle, di Sinistra italiana e di una parte del Partito Democratico.

Ora non dovrebbero più esserci ostacoli per il buono scuola, anche perché, sia pure con formule più sfumate (rimborsi fiscali, costo standard, convenzioni), anche il Terzo Polo e il Partito Democratico si erano espressi in campagna elettorale in favore della libertà di scelta.

Esulta suor Anna Monia Alfieri, che per tutta la precedente legislatura si era battuta per l’introduzione del “costo standard” come criterio per il finanziamento di tutto il sistema scolastico pubblico, comprese le scuole paritarie. Riprendendo un intervento del cardinale Zuppi, presidente della CEI, sulla necessità di combattere la dispersione scolastica al Sud, Alfieri afferma che alle radici del fenomeno sta “un sistema scolastico classista, regionalista e discriminatorio frutto di anni di ‘idiozia culturale’. In questi ultimi 30 anni mentre in Europa si favoriva il pluralismo educativo in Italia si picconava la scuola pubblica paritaria … Ne vediamo gli effetti: dispersione scolastica, divario culturale fra il Nord e il Sud e peggio il monopolio educativo (premessa del regime). Durante il Governo di unità Nazionale abbiamo fatto passi importanti. Ora il Governo e il Parlamento (…) possono favorire un Sistema scolastico pluralista e libero attraverso la Libertà di scelta educativa”.

Può darsi che questa sia una scelta (politicamente) necessaria per combattere il divario culturale Nord-Sud, ma di certo non è sufficiente. È vero però che l’emorragia che ha colpito la scuola paritaria (negli ultimi dieci anni ha perso 3 studenti su 10, come ha raccontato Tuttoscuola) indebolisce l’intero sistema educativo nazionale

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