
Educazione motoria in tutte le classi di primaria. Ci sono le condizioni?

In occasione dell’approvazione del voto di fiducia alla Camera sul Decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, cosiddetto “Coesione” (ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione), è stato presentato un ordine del giorno da parte dal deputato del Partito Democratico Mauro Berruto, ex CT della nazionale italiana maschile di pallavolo, che, apprezzato anche dai partititi di maggioranza, è stato approvato all’unanimità.
L’O.d.G. chiede di estendere l’insegnamento dell’educazione motoria nelle prime tre classi della scuola primaria, affidandolo a docenti con titolo idoneo.
L’on. Berruto ha sottolineato l’importanza di investire nella cultura del movimento fin dai primi anni di scuola: “I primi tre anni della primaria sono il luogo dove nasce la scintilla della cultura del movimento. Chiediamo che ci siano risorse e si identifichi la cultura del movimento come un investimento”.
La proposta è indubbiamente interessante, ma, se davvero dovesse essere attuata nelle attuali condizioni delle scuole primarie, potrebbe trovare notevoli limitazioni. Da un lato potrebbe avere l’ok del MEF, perché sarebbe a costo zero (i prof. di educazione motoria sostituirebbero i docenti attuali di primaria), ma dall’altro sarebbe una estensione della attuale riforma avviata per le quarte e quinte classi, imputabile della serie “nozze con i fichi secchi”. Perché?
La cultura del movimento, posta al centro dell’O.d.G. Berruto, presuppone luoghi idonei, cioè palestre o luoghi opportunamente adattati. Che in buona parte non ci sono.
Gli ultimi dati relativi all’edilizia scolastica pubblicati nel Portale unico dl MIM per il 2022-23 sono disarmanti in proposito.
Meno del 42% degli edifici che ospitano scuole primarie sono dotati di locali-palestre.
Probabilmente una minima parte di scuole primarie può utilizzare la palestra di una scuola secondaria vicina. È stimabile che la metà o poco più delle scuole primarie possa comunque avvalersi di palestra o locale idonei.
Gli alunni delle altre scuole dovranno accontentarsi di attività motorie pressoché simboliche, ben lontane da quelle condizioni che dovrebbero favorire “la scintilla della cultura del movimento” di cui all’OdG Berruto.
Per una risposta credibile occorrerà investire risorse cospicue per la costruzione o adattamento di locali-palestre. E ci vorranno anni…
Qualche speranza in proposito la desta il nuovo, presidente di Sport e Salute, la società partecipata al 100% dal ministero dell’Economia che si occupa dello sviluppo dell’attività sportiva e dei corretti stili di vita, Marco Mezzaroma, che in una intervista al Sole 24 Ore ha affermato che “Le carenze delle scuole italiane, tra poche palestre e scarsa formazione, sono ataviche ma stiamo intervenendo. Nell’anno scolastico 2023/24 i progetti “Scuola attiva” realizzati in collaborazione con il ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, il Dipartimento dello Sport e il ministero dell’Istruzione, in base alla legge 234 del 2001, nei due filoni kids per la scuola primaria e junior per la secondaria e di I grado hanno coinvolto 11.200 scuole,1o4mila classi e 2,1 milioni di alunni e alunne, in quasi 4mila comuni. Al programma, cui abbiamo destinato 13,4 milioni, hanno aderito anche 44 tra Federazioni e Discipline sportive per favorire l’orientamento degli studenti”.
Poi sulla questione impianti ha spiegato: “Dobbiamo conoscere dove sono e in che stato versano le strutture per dar vita a un Piano regolare dell’impiantistica. Ci sono oltre 6200 impianti non funzionanti e 57 mai completati, specie al Sud. Dalle richieste degli enti locali, in gran parte proprietari delle strutture, sappiamo che c’è un fabbisogno enorme”.
Se son rose, fioriranno…
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