Education at a glance 2010. Quel penultimo posto dell’Italia…/2

Queste considerazioni, e le altre che si possono fare sugli squilibri della spesa per l’istruzione in Italia (ai bassi stipendi degli insegnanti corrisponde un elevato costo per studente; la partecipazione delle famiglie e dei privati alla spesa è assai bassa, in tutto il 7,7%; spicca il dato particolarmente basso della spesa per studente universitario) sembrano in questo senso dar ragione alle politiche restrittive perseguite dai ministri dell’economia Padoa-Schioppa e Tremonti, che trovano il loro punto di sintesi e di concreta continuità, per quanto riguarda l’istruzione scolastica, nell’obiettivo di diminuire in modo sostanziale il numero degli addetti, insegnanti e non: solo in questo modo (e incentivando lo sviluppo professionale, ma questo è un altro discorso: anch’esso essenziale, ma diverso) sarebbe possibile retribuirli meglio.

Ma le analisi non finiscono qui. In quali condizioni è l’edilizia scolastica in Italia, rispetto ad esempio alla Germania? Qual è l’adeguatezza dei laboratori e delle strutture didattiche nel nostro paese rispetto alla Finlandia o alla Francia? Allora, l’Italia deve colmare un gap in un settore strategico come l’istruzione che mina la competitività globale del paese: una visione strategica dovrebbe portare a investire percentualmente di più nella scuola, facendolo in maniera selettiva (non a pioggia, ma attraverso investimenti mirati di cui dovrà essere misurato il ritorno per la comunità negli anni) e tagliando sprechi e inefficienze in tutti i settori, a partire appunto dal sistema di istruzione, dove se ne annidano ancora moltissimi. Più investimenti, meno sprechi: due concetti che sarebbero coniugabili, a volerlo. Appunto…