‘Educare alle relazioni’/2. Il progetto non parte da zero

Tutto si può dire tranne che la direttiva ministeriale che dà avvio alla sperimentazione del progetto “Educare alle Relazioni”, lanciato dal Mim guidato da Giuseppe Valditara, sia una improvvisazione politica estemporanea, priva di un retroterra giuridico: basta leggere l’elenco di “visto” che apre, che si svolgerà in orario extra curricolare (30 ore) nelle scuole secondarie superiori con metodologia laboratoriale, sarà a partecipazione volontaria, e avrà un docente referente per ogni istituto. I lavori dei gruppi di discussione saranno moderati da un docente appositamente formato dall’Indire e che sarà retribuito per questa sua attività aggiuntiva.

Saranno inoltre creati presidi territoriali psicologici in collaborazione con l’Ordine degli Psicologi, con l’obiettivo di fornire un supporto mirato agli studenti ove necessario. Al termine della sperimentazione è prevista una valutazione delle iniziative effettuate al fine di valutarne l’efficacia anche in vista di un eventuale inserimento di queste attività nel curriculum scolastico.

Ed ecco l’elenco dei riferimenti giuridici che aprono l’Ordinanza ministeriale e che fanno ampio riferimento alla legge 107/2015 (“Buona Scuola”), a suo tempo osteggiata da buona parte dei partiti che sostengono l’attuale governo: 

VISTE le linee guida intitolate “Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione”, predisposte dall’allora Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in attuazione all’articolo 1 comma 16 della legge 107/2015;

VISTO il “Piano nazionale MIUR di educazione al rispetto”, derivante a sua volta dalla citata legge 107/2015 e in linea con quanto statuito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana, dall’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000/C 364/01), dall’articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo per promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione al rispetto, per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione e favorire il superamento di pregiudizi e disuguaglianze;

VISTO il comma 16 dell’art.1 della legge 107/2015 che recita: “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori”;

Seguono altri “VISTO”, tra i quali “la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dall’Italia con la legge 27 giugno 2013, n. 77” (al tempo il governo era presieduto da Enrico Letta). E infine “il principio di pari opportunità, la cui attuazione deve essere assicurata dalle istituzioni scolastiche mediante il Piano Triennale dell’Offerta formativa (PTOF)”: altro riferimento alla legge 107/2015. 

Come si vede, non manca, da parte di questo esecutivo e Ministro, lo sforzo di inserire le novità in un contesto normativo e anche politico di dialogo con la complessa realtà storico-istituzionale della scuola italiana.

Ora però le scuole devono essere messe al più presto a conoscenza dei contenuti del progetto per poter operare.

Per approfondimenti:

Focus group di studenti con esperti e docenti formati. Ma in orario extracurricolare e su base volontaria. Il piano di Valditara per combattere la violenza sulle donne
Piano del MIM contro la violenza sulle donne, Lingiardi: ‘Passo da guardare a favore. Speriamo di non finire nel vago’
Giornata contro la violenza sulle donne. Se domani non torno

© RIPRODUZIONE RISERVATA