Draghi: povertà di conoscenza, anticamera di quella economica

Povertà di conoscenza come anticamera della povertà economica. Un tema non nuovo, in fondo è proprio il messaggio che l’Europa ha lanciato con gli obiettivi di Lisbona.
Le questioni sollevate nelle Considerazioni finali dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi hanno richiamato, e non è la prima volta, l’attenzione su un aspetto decisivo: la scarsa competitività della scuola italiana rispetto agli altri paesi.
Draghi esamina lo Stato del Paese e, dunque, anche dei suoi mali, ma lascia, giustamente, alla politica l’onere delle soluzioni. Tuttavia alcune riflessioni possono essere fatte.
La prima riflessione è quella della palese contraddizione che esiste tra l’affermazione dell’importanza strategica delle conoscenze e i dati che confermano non solo la crescente difficoltà di trovare un lavoro da parte dei giovani laureati, ma anche che le loro prestazioni sono retribuite con stipendi sempre più “leggeri”. Il nostro sistema produttivo (sia di beni che di servizi) continua a richiedere competenze non altamente qualificate. Se non si inverte questa tendenza è difficile convincere giovani e famiglie a investire in istruzione. Occorrono fatti che incidono sulla vita reale delle persone, anche se bisogna spiegare bene questa necessità, come ha detto Andrea Ranieri il 29 maggio al convegno dedicato alle politiche della conoscenza del futuro Partito Democratico.
La seconda riflessione riguarda la funzione della scuola. L’importanza delle conoscenze e delle competenze valorizza, come ribadito in tutti i documenti europei, tutti i contesti di apprendimento, anche quelli non formali e informali e, dunque, mette in discussione il ruolo della scuola. Un ruolo che è posto in serio dubbio anche dagli episodi che le cronache quasi quotidianamente registrano, che seppur numericamente poco rilevanti, non lo sono dal punto di vista della percezione collettiva.