Dpef: rinviate le risposte sulla scuola

Chi si aspettava di trovare risposte concrete sul futuro della scuola nel DPEF 2004-2007 è rimasto deluso.
L’annuale documento di programmazione economica e finanziaria approvato dal Governo è generico e carente di strategia culturale e politica per la scuola. Esso si limita a rilevare il crescente bisogno di istruzione e di formazione e registra l’integrazione dei bambini nella società in età sempre più precoce.
“Al fine di assicurare un giusto equilibrio delle finanze pubbliche ed evitare che la pressione fiscale soffochi l’economia ed imponga un eccessivo onere alle generazioni future, è necessario perseguire con vigore il cammino delle riforme nei settori dell’istruzione, del lavoro e delle pensioni”.
Partendo da questa premessa di politica economica “restrittiva”, il documento conviene sul fatto che un moderno sistema scolastico richiede programmi didattici più ricchi ed approfonditi (e la riforma avrebbe recepito questa esigenza) e che occorre garantire la possibilità di raggiungere livelli di istruzione più elevati e incrementare la partecipazione ad iniziative di “life-long learning” (l’educazione permanente in Italia registra tassi bassissimi rispetto al resto d’Europa).
L’impegno è pertanto quello di adeguare il sistema educativo nazionale alle necessità di un’economia sempre più basata sulla conoscenza (ma di investimenti non se ne parla).
E per l’attuazione della riforma il Dpef cosa dice? Sarà oggetto di confronto sociale e istituzionale. Un po’ poco per chi si aspettava finalmente un segnale decisivo sugli investimenti finanziari di sostegno alla legge 53.
Non resta a questo punto che aspettare l’approvazione del piano programmatico finanziario che il Governo avrebbe dovuto varare entro il 15 luglio per rispettare il termine di 90 giorni previsto dalla legge. Le risorse sono decisive per capire il livello di qualità degli interventi. Senza la certezza di risorse, ogni provvedimento resta soltanto una dichiarazione di intenti.