Dpef e scuola: un "calando" preoccupante per questo Governo

Andando a rileggere i Documenti di programmazione economica e finanziaria varati dal Governo Berlusconi dal 2001 a oggi, si scopre che la scuola è posta via via ai margini. Vediamo.
Il Dpef del 2001, scritto dal Governo a ridosso dell’inizio della legislatura, non aveva avuto molto tempo per affrontare organicamente i temi dell’istruzione, ma era comunque riuscito a lanciare l’idea della riforma degli ordinamenti e a prevedere un impegno economico per l’utilizzo delle tecnologie multimediali nonché per la formazione e la valorizzazione del personale, titolando l’impegno con “formazione di capitale umano”.
La scuola aveva avuto un posto di riguardo nel Dpef 2002 , anche se il ministero dell’Economia, in occasione del bilancio di assestamento, aveva rimproverato quello dell’istruzione di avere “splafonato” i limiti di spesa previsti, incentrando i suoi obiettivi per la scuola sul progetto di riforma, confermando gli impegni per:
(1) riforma degli ordinamenti e interventi connessi con la loro attuazione e istituzione del Servizio nazionale di valutazione dell’istruzione; (2) sviluppo delle tecnologie multimediali; (3) valorizzazione professionale del personale docente e amministrativo e autoaggiornamento; (4) misure volte a prevenire e rimuovere il disagio giovanile al fine di assicurare la piena realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione; (5) interventi per lo sviluppo dell’istruzione e formazione tecnica superiore e per l’educazione degli adulti e di adeguamento delle strutture di edilizia scolastica.
Oltre alla riforma, l’impegno del Governo era di proseguire con interventi per la modernizzazione e al potenziamento del sistema educativo nazionale, anche per contenere gli elevati tassi di abbandono.
Ci si aspettava quest’anno un passo avanti, vista anche la concomitanza del semestre europeo.
Invece il Dpef 2003 non dice nulla sull’attuazione della riforma ed evidenzia solamente il bisogno di interventi per il potenziamento del sistema educativo per l’infanzia. Per la riforma c’è solo l’impegno a dibatterne l’attuazione con le forze sociali e le diverse istituzioni coinvolte.
Una scuola, insomma, sempre più in tono minore e un Governo che rischia di caratterizzarsi per un sistematico rimando delle soluzioni a tempi futuri.
Il Dpef sulla scuola in questo senso è un compendio di rinunce e di occasioni mancate che rispecchia il profilo sempre più svaporato della leadership di governo. E fa apparire l’istruzione sempre più ai margini dell’attenzione della maggioranza.