Dispersione scolastica: il tempo pieno può prevenirla?

Uno studente italiano su quattro negli istituti statali della secondaria di II grado non riesce a concludere il percorso scolastico per arrivare al diploma.

In Sardegna va peggio: abbandona prima di arrivare all’esame di maturità uno studente ogni tre.

I dati oggettivi contenuti nel dossier di Tuttoscuola sono stati commentati da diverse testate giornalistiche tra cui La Nuova Sardegna che in una articolata e interessante intervista al Ministro dell’Istruzione Bussetti ha sintetizzato il pensiero del ministro con il titolo “Scuola: più tempo pieno contro la dispersione”.

In effetti all’interno dell’intervista il ministro si è soffermato sia sul problema della dispersione sia su quello del tempo pieno, ma non ha affatto ipotizzato una loro interdipendenza per utilizzare il tempo pieno in funzione di prevenzione e contrasto della dispersione. E, a onor del vero, un’ipotesi del genere non è presente nemmeno nel contratto di Governo.

C’era, invece, traccia di questa dipendenza funzionale nel programma elettorale del M5S che, a proposito del contrasto alla dispersione scolastica, proponeva la drastica riduzione del numero di alunni per classe (oggi rilanciato con il ddl C.877) e aggiungeva A questa misura si dovrà accompagnare il ripristino del tempo pieno e delle compresenze nella scuola primaria e, progressivamente, in tutti i gradi di scuola.   

 

Si trattava probabilmente di una convinzione basata sul fatto che nelle regioni dove, rispetto alla media nazionale del 24,7%, la dispersione scolastica è più accentuata, come, ad esempio, in Sicilia  e Campania, il tempo pieno (media nazionale del 35,7%) è presente minimamente: Sicilia dispersione al 28,3% e tempo pieno all’8,2%; Campania dispersione 29,2%, tempo pieno al 13,7%.

i dati di altre regioni negano tuttavia una correlazione tra abbandono scolastico alle superiori

e il tempo scuola frequentato cinque o dieci anni prima.

Infatti, in tre regioni settentrionali dove la presenza di alunni a tempo pieno si attesta intorno al 50% (Lombardia 51,3%, Piemonte 49,6%, ed Emilia Romagna 48,6%), la dispersione è sopra la media nazionale (Lombardia 25,8%, Piemonte 24,2%,  ed Emilia Romagna 24,7%).