Dispersione: il Governo prenda spunto dai progetti territoriali

Nella presentazione del programma del nuovo Governo il premier Conte, a proposito degli impegni per la scuola, ha tra l’altro previsto che “Per quanto riguarda la scuola, occorre intervenire per migliorare la didattica e per contrastare la dispersione scolastica, concentrando i nostri sforzi sulla professionalità dei docenti…”.

Ancora una volta, dunque, ritorna nei programmi dei governi di varia composizione politica l’impegno per contrastare la dispersione scolastica.

Le parole di Conte sembrano concentrare l’attenzione soltanto sulla scuola (migliorare la didattica, sforzi sulla professionalità dei docenti) senza riferimenti al contesto sociale, alle famiglie e ad altri soggetti istituzionali, considerati da molti sociologi come possibili comprimari nella lotta alla dispersione. Ci sarà modo senz’altro per precisare meglio l’obiettivo, attraverso misure di prevenzione degli abbandoni e sostegno al successo scolastico, facendo eventualmente tesoro delle migliori esperienze condotte in questo campo.

Tra le iniziative avviate sul territorio per la lotta contro la dispersione merita indubbiamente attenzione e potrebbe essere assunto ad esempio il progetto del Comune di Torino http://www.comune.torino.it/successoformativo/italia/lotta_dispersione_scolastica.pdf, frutto di esperienze riuscite, dal Provaci ancora Sam recupero, a quello preventivo, da ARIA (un centro di sostegno psicologico) agli interventi contro il bullismo, all’Accompagnamento solidale ecc.

Nel progetto torinese vengono individuati tra gli studenti che lasciano precocemente la scuola:

– i “cacciati” che la scuola cerca attivamente di allontanare da sé perché essi causano difficoltà alla struttura;

– i “disaffiliati”, ragazzi che non provano alcun interesse alla scuola e non desiderano essere in contatto con essa (non hanno voglia, pensano che la scuola sia inutile e sono spesso sostenuti in ciò dalla famiglia, come Rom e Shinti che a fatica arrivano alla fine della scuola elementare);

– i “deboli”: coloro che non hanno gli strumenti culturali e di apprendimento per completare il programma di studi quale viene loro proposto;

– i “drop out capaci”: studenti che hanno le capacità intellettive per affrontare la scuola, ma mancano di altre competenze di natura sociale ed emotiva ecc.

Per ognuna di queste categorie sono possibili azioni specifiche.