Dis-orientamento: quanto costa e quali sono le soluzioni

La parola chiave in questi tempi cosi disordinati e confusi è dis-orientamento: lo sono i genitori dinanzi a figli profondamente diversi da quelli del passato, lo sono gli studenti che provano disaffezione per la scuola e abbandonano, lo sono i giovani alla ricerca del loro posto nel mondo che spesso non trovano, lo sono i lavoratori alle prese con la disoccupazione dopo una vita vissuta svolgendo lo stesso lavoro che improvvisamente non esiste più, lo sono i cittadini travolti da tecnologie che dovrebbero migliorare la vita di ciascuno ma che non è facile governare, lo sono i docenti che spesso vivono un rapporto conflittuale con i genitori degli studenti e che sono alle prese con un modello di insegnamento che non corrisponde più ai bisogni. Che fare? Ne abbiamo parlato nel numero di gennaio di Tuttoscuola in un articolo di Speranzina Ferraro, esperta di sistemi formativi

La domanda è più che mai necessaria in questi tempi, anche perché gli studenti si stanno avvicinando al momento di una scelta importante riguardo al proseguimento della propria formazione. Spesso si ritiene che questa sia una scelta personale, che coinvolge solo il soggetto interessato, ma non è così. Una scelta giusta e coerente circa gli studi da parte di uno studente, oltre a preservarlo dall’insuccesso e dall’abbandono, è anche un investimento per la società tutta. Come il dossier di Tuttoscuola, “La scuola colabrodo”, ci ha mostrato, l’abbandono (scolastico e/o universitario) è un fallimento non solo per la scuola, che non è riuscita a promuovere i talenti delle persone, ma è una perdita per il paese che spesso si traduce in aumento dei NEET, della disoccupazione, in calo della produttività, in disagio sociale e criminalità giovanile e in un peggioramento della salute complessiva.

Tutto questo è avvenuto anche perché è venuto meno il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia e tra scuola e società, è venuto meno il raccordo con il territorio e con il mondo del lavoro, è risultato riduttivo e scarso il ruolo dell’orientamento a scuola rispetto all’importanza della sua funzione di sostegno della persona nel processo di scelta e decisione lungo tutto il corso della vita. A seguito dell’imponente cambiamento avviatosi negli anni ’90, il MIUR ha introdotto una nuova concezione di orientamento, che consiste in un lungo processo formativo (longlife learning), intrinseco al percorso didattico, che mette in condizione gli studenti di progettare il proprio futuro, realizzarlo in modo flessibile, attuare le proprie scelte e partecipare attivamente alla vita sociale. 

Il primo organico documento normativo sull’orientamento è la Direttiva MPI n. 487/1997, tuttora in vigore, ripresa e aggiornata ai tempi dalle Linee guida nazionali sull’orientamento (C.M. n. 43/ 2009 e Nota Min. n. 4232/ 2014).

In questi documenti normativi è chiaramente definito il significato e il ruolo dell’orientamento. Si parla per la prima volta di didattica orientativa.

Cosa significa orientamento per il futuro nei documenti normativi?

L’orientamento è un processo associato alla crescita della persona in contesti sociali, formativi e lavorativi. Esso è reso indispensabile oggi a seguito delle grandi trasformazioni socio-culturali che hanno investito le società avanzate e costituisce la sfida centrale nei sistemi formativi e nel mondo del lavoro. Di conseguenza, è un dovere del sistema pubblico d’istruzione e formazione e un diritto del cittadino e comprende una serie di attività finalizzate a mettere in grado il cittadino di ogni età ed in ogni momento della sua vita di:

  • identificare i suoi interessi, le sue capacità, competenze e attitudini,
  • identificare opportunità e risorse e metterle in relazione con i vincoli e i condizionamenti,
  • prendere decisioni in modo responsabile in merito all’istruzione, alla formazione, all’occupazione e al proprio ruolo nella società,
  • progettare e realizzare i propri progetti,
  • gestire percorsi attivi nell’ambito dell’istruzione, della formazione e del lavoro e in tutte quelle situazioni in cui le capacità e le competenze sono messe in atto.

La finalità dell’orientamento è, infatti, mettere in grado i cittadini di gestire e pianificare il proprio apprendimento e le esperienze di lavoro in coerenza con i propri obiettivi di vita, in collegamento con le proprie competenze e interessi, contribuendo al personale soddisfacimento. Nell’ambito delle istituzioni educative e formative esso mira ad avere allievi e studenti ben motivati e docenti che si assumono la responsabilità del sostegno ai loro percorsi formativi, alle scelte e alla loro realizzazione.

Pur essendo ben chiare e definite le indicazioni riguardo all’orientamento e alla didattica orientativa, nel nostro Paese esiste la carenza di un sistema efficace di orientamento agli studi e agli sbocchi professionali, cioè in entrata e in uscita, a tutti i livelli scolastici e formativi. La nostra scuola, infatti,  non è cambiata e continua l’emorragia dei nostri studenti come pure l’inefficacia formativa dei percorsi di tanti studenti, che pur frequentano. Questo è dovuto al fatto che l’impianto delle scuole come delle università è rimasto basato sull’insegnamento e non si è modificato alla luce dei cambiamenti dei nostri studenti e del loro modello di apprendimento e di conoscenza. A ciò si aggiunga che le famiglie, con cui si è interrotto il patto formativo, hanno smesso di credere e investire nella scuola e si è interrotta la rete di comunicazione con gli enti territoriali, con le imprese, con il mondo del lavoro, con il terzo settore. Forse val la pena riprendere in mano le “Linee guida in materia di orientamento lungo tutto l’arco della vita”, richiamate anche dai successivi documenti di riforma della scuola, e sottolineare che “alla scuola è affidato il compito, di concerto con le altre istituzioni del territorio, di attivare percorsi di orientamento e di autovalutazione delle competenze” e che, soprattutto, queste iniziative  si inseriscono a pieno titolo nel Piano dell’Offerta Formativa di ogni istituto e dovrebbero essere parte integrante della  formazione dei docenti. Non si tratta più di attività importanti legate alla maggiore o minore sensibilità della scuola, di questo o quel docente, ma di azioni legate alla mission complessiva della scuola, che consiste nel garantire la crescita complessiva della persona e la sua formazione integrale.

Il problema di un corretto orientamento riguarda, infatti, tutti! Un efficace sistema di orientamento permanente è fondato sulla collaborazione organica e sistemica tra tutti i soggetti istituzionali competenti ed implica una corresponsabilità di tutti i componenti rispetto ai bisogni della persona nei diversi momenti della vita. L’obiettivo della rete di orientamento è sostenere lo sviluppo armonico della persona e favorire la valorizzazione di suoi talenti. In tale ottica sistemica ed integrata l’orientamento è un processo complesso e multidimensionale, continuo, graduale e trasversale, che si articola in iniziative, azioni e progetti sia disciplinari sia inter e trans disciplinari. Abbiamo approfondito l’argomento nel numero di gennaio di Tuttoscuola.

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