Dimensionamento scolastico alla Consulta/1: perché ricorrono alcuni per un problema di tutti?

Dopo la Campania e la Toscana, anche le regioni della Puglia e della Emilia-Romagna hanno deciso di impugnare la norma sul dimensionamento scolastico, inserita al comma 557, art. 1, della legge 197/2022 di Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025.

Sulla base dei nuovi parametri di dimensionamento scolastico, calcolati sulla popolazione scolastica attuale e prevista, le regioni stanno definendo i piani della rete scolastica che troveranno attuazione a cominciare dal prossimo anno scolastico. Proprio nel toccare con mano gli effetti concreti della legge, tutte le regioni stanno constatando le conseguenze di quella norma, contrastata in Parlamento dai partiti di opposizione e accettata da quelli della maggioranza (ma saranno realmente consapevoli degli effetti? Tanti disagi e inefficienze per un piccolo risparmio)? Ma, se tutte le regioni perderanno gradualmente non meno di 700 istituzioni scolastiche in tutto, perché, per il momento, ad opporsi con ricorso alla Corte Costituzionale sono soltanto alcune regioni?

Si tratta, come si sa, di regioni governate da partiti (PD) che in Parlamento sono all’opposizione. La domanda maliziosa (ma non tanto): avrebbero presentato ricorso anche se al Governo ci fosse un premier del loro partito? La credibilità della fondatezza del ricorso passa non solo dai suoi contenuti ma anche dalla condivisione di altri soggetti interessati.

Ne sono ben consapevoli i governatori di Campania e Toscana che hanno auspicato la partecipazione di altre Regioni. “Mi auguro che, al netto del colore politico ha dichiarato l’assessore Nardini della Regione Toscana, – anche altre Regioni seguano questa strada a tutela del proprio sistema scolastico”. 

Cosa intendono fare le Regioni governate da partiti dell’attuale maggioranza? Se seguissero le scelte di quelle quattro Regioni, renderebbero credibili le ragioni del ricorso: o il problema c’è più o meno in tutte le Regioni, oppure si accetta dappertutto che sia una buona cosa che un dirigente scolastico gestisca in futuro 5,8 plessi in media, rispetto ai 4,9 attuali (che già sembrano uno sproposito che rende difficile garantire una cura adeguata e tanto meno quella invocata “leadership educativa”: quale leadership se neanche girando come una trottola potrebbe garantire di essere in un plesso una volta alla settimana?). Difficile pensare che questo sia ritenuto ragionevole in qualche Regione (guarda caso quelle gestite dal centrodestra) e non nelle altre (toh! Quelle del centrosinistra)… Senza questa condivisione, insomma, il merito del ricorso potrebbe essere percepito come discrezionale e soggettivo, attenuandone la credibilità. Ma si può essere certi che, come è già capitato in passato, la convenienza politica prevarrà sul merito della questione. Sarà, quindi, la Consulta a fare da arbitro. 

Per approfondimenti:

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