Dimensionamento alla Consulta/2: il consenso passa dalla comunicazione corretta
Tra i Governatori regionali che hanno impugnato davanti alla Consulta la norma sul ridimensionamento della rete scolastica, Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e candidato alle primarie del PD, ha motivato la decisione intervenendo a “Forrest” su Radio Rai 1, dichiarando, tra l’altro, “Siccome il governo sta tagliando sul dimensionamento degli organici e sulle autonomie scolastiche, succederà che, con quel provvedimento, rischiamo di avere classi pollaio in città con sempre più studenti, e quindi una diminuzione della qualità dell’offerta didattica, e scuole che chiudono in montagna e in aree interne periferiche dove c’è più spopolamento”.
Per questo Bonaccini ha deciso di mettersi di traverso: “Non l’ho mai fatto in otto anni, ma impugno il provvedimento alla Corte costituzionale, perché davvero non è tollerabile che avvenga questo nel disinteresse e senza un dibattito vero e pubblico tra le Regioni e tra le Regioni e il governo”.
Le sue motivazioni possono anche essere condivise, ma dovrà spiegare meglio cosa intende per effetto “classi pollaio”.
Il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ormai convinto difensore della revisione (uguale ridimensionamento) della rete scolastica, ha più volte dichiarato che, nonostante il calo di alunni, le scuole (plessi e istituti) non verranno toccati dalla riforma, e resteranno fisicamente dove sono ora, né sarà ridotto il numero dei docenti e nemmeno il numero delle classi che rimarranno sostanzialmente confermati, caso mai un po’ meno numerose.
In effetti, proprio per quanto riguarda le sedi scolastiche dove vivono gli alunni, ha ragione il ministro.
Sono invece le istituzioni scolastiche, le presidenze, non le scuole con gli alunni, a ridursi di numero (mentre il minor numero di alunni per la denatalità determinerà l’abbassamento del loro numero medio per classe). Le istituzioni scolastiche assumeranno dimensioni di crescente difficile gestione.
Il Governatore Bonaccini dovrà precisare meglio (o rettificare) l’effetto “classi pollaio” per non essere attaccabile in questo dibattito sul dimensionamento che si preannuncia vivace.
Per la cronaca, a nostro avviso si sarebbe dovuto agire in senso esattamente contrario: rendere più efficiente la rete dei plessi accorpando tante piccole scuole limitrofe: ce ne sono moltissime, prevalentemente per motivi di campanile, per le quali non ci sarebbero particolari disagi mentre si avrebbero notevoli risparmi (lo si potrebbe fare anche in corrispondenza con la costruzione di nuove scuole: costruire una scuola moderna più grande al posto di due o tre piccole scuole a poca distanza l’una dalle altre); e diminuire i parametri sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche, non aumentarli come è stato fatto, mettendo così in condizione i presidi con il loro staff di essere più vicini alle comunità scolastiche che dirigono.
La prima sarebbe una azione in capo alle realtà territoriali (Comuni e Regioni), la seconda al Governo, d’intesa con le Regioni.
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