Dibattito sulla crisi dell’istruzione tecnica

Lo scorso 13 giugno è andata in onda via Zoom sul sito Stroncature.com la rubrica “Viaggi dell’Innovazione”, gestita da Roberto Panzarani, noto esperto di Business Innovation e docente di “Governo dell’innovazione tecnologica”, nel corso Management dei servizi della facoltà di Economia dell’Università Cattolica, sede di Roma. La puntata è stata dedicata a un approfondito confronto-intervista sull’attuale condizione dell’istruzione tecnica con l’ing. Valerio Ricciardelli, autore del volume  Ricostruire l’istruzione tecnica (sottotitolo “Ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare”), un testo di grande attualità del quale si può leggere qui la recensione pubblicata sul nostro sito.

L’intervista, peraltro, ha preso le mosse da un altro libro già segnalato da Panzarani in una precedente trasmissione scritto da tre ex collaboratori di Ricciardelli (che è stato a lungo presidente e CEO della Festo CTE), attualmente consulenti e formatori della “Festo Consulting & Training” (B. Carminati, E. Farinella, F. Gnoato, Trasformazione Aziendale, Guerini 2023), un testo focalizzato sull’analisi del funzionamento delle imprese operanti nel settore economico industriale del Paese, “quello che la scuola chiama genericamente, senza conoscerlo, il mondo delle aziende”, chiosa Ricciardelli, e che i decision maker del Ministero dell’Istruzione dovrebbero a suo avviso invece conoscere e studiare a fondo prima di decidere come riformare l’istruzione tecnica e fare scelte sbagliate. Come quelle fatte dagli anni Ottanta dello scorso secolo fino a oggi, che hanno favorito la scelta dei licei a scapito dell’istruzione tecnica, soprattutto di quella a indirizzo industriale, coi risultati di grave carenza di tecnici e di mismatch tra domanda e offerta che danneggiano gravemente l’economia italiana e il suo export.

Anche l’attuale governo e il suo ministro dell’istruzione Valditara, che pure si è più volte dichiarato favorevole al rilancio e alla valorizzazione dell’istruzione tecnica e professionale, rischia di fare scelte sbagliate: nel modello di riforma 4+2 che riguarda questo settore, per esempio, è sbagliato subordinare la scelta dei profili professionali alle esigenze emergenziali, cioè congiunturali, di breve periodo, delle aziende: l’istruzione tecnica dovrebbe essere push, proattiva, pensare in termini strategici all’Italia, allo sviluppo delle sue manifatture, all’export. Ma servirebbe un approccio globale, e investimenti nella giusta direzione. A partire dal potenziamento degli Istituti tecnici industriali e degli ITS Academy (servirebbero, dice Ricciardelli, 100.000 tecnici superiori all’anno per cinque anni).

Da questo punto di vista non va sprecata l’opportunità finanziaria fornita dal PNRR: fino al 2026 i fondi sono assicurati in misura più che adeguata ma cosa succederà dopo il 2026 se a partire da ora, ma proprio da ora, non vengono fatte le scelte giuste?

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