Di Menna (Uil scuola): no a una spending review ‘all’italiana’

Non vorremmo trovarci di fronte ad una ‘spending review all’italiana’ disattenta proprio sulla qualificazione della spesa. Nella scuola tagli e risparmi sono stati già fatti. Ora si scelga di valorizzare il nostro sistema di istruzione”.

Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, non si fida: se lo scopo della spending review è quello di “come individuare quella parte di spesa pubblica che si ritiene ‘non utile’ e che può essere considerata uno ‘spreco’ che in questo momento il Paese non può permettersi”, allora va detto che per quanto riguarda la scuola “si vede subito che tagli, contrazioni, razionalizzazioni sono stati già fatti” perché “nell’ultimo triennio l’organico è stato ridotto di 81 mila insegnanti (12%) e 44 mila Ata (17%)”.

La regola base della ‘spending review’ è che a una razionalizzazione debba corrispondere una qualificazione della spesa, prosegue Di Menna. Ma “ricordiamo al Governo e al neo commissario (Enrico Bondi, ndr) che in Italia la spesa dell’istruzione in rapporto al totale della spesa pubblica è il 9,7% a fronte della media dei paesi europei che è dell’11%. Se si considera il rapporto con il Pil abbiamo una percentuale pari al 4,8% contro il 6,1% europeo.

Quindi i tagli sono stati fatti ad abundantiam. “Ora va qualificata la spesa, se così non fosse ci troveremmo di fronte a una sorta di ‘spending review all’italiana’ cioè semplicemente ad un programma di ulteriori tagli. Ciò sarebbe inaccettabile”.

Alla fine il segretario della Uil scuola una piccola apertura di credito al Governo però la fa: “Siamo disponibili, per far guadagnare tempo, ad essere convocati per un confronto per interventi che possono anche razionalizzare la spesa“.