De profundis del cruscotto per la capienza della classi? Il modello Veneto prende il largo

E’ stato costituito un cruscotto informativo che consentirà di poter definire il distanziamento e di rendere evidente i casi in cui gli spazi non risultino sufficienti”. Lo aveva detto la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, l’1 luglio in audizione davanti alla commissione Istruzione del Senato. “In questa maniera – aveva sottolineato – sarà possibile (…) supportare le scuole nell’identificazione di spazi alternativi”.

Al momento non si ha notizia della operatività del cruscotto, che avrebbe dovuto consentire a tutte le scuole di accertare con un semplice click le condizioni di capienza di ogni aula (come surrogato chi è interessato può avvalersi del file excel con la formula di calcolo messa a disposizione da Tuttoscuola), mentre tre fatti importanti della settimana scorsa potrebbero già segnarne la fine.

Il primo fatto è venuto dalle risposte del CTS ad una serie di quesiti presentati dal ministero dell’istruzione, tra cui un paio che, forse nelle intenzioni del richiedente, potevano servire a individuare alcuni parametri di distanziamento in aula per disporre compiutamente degli elementi per attivare efficacemente il cruscotto. La risposta interlocutoria del CTS non è servita a dirimere dubbi o ottenere riscontri risolutivi.

Nel frattempo dal territorio, rompendo gli indugi, sono arrivate due proposte operative per la riapertura a settembre che sembrano in grado di aiutare le scuole a conoscere le capienze delle aule, fornendo misure degli spazi per la mobilità interna, criteri di verifica e di calcolo.

In particolare il manuale operativo elaborato dall’USR Veneto (di cui è direttore generale l’apprezzato ex capo dipartimento del ministero, Carmela Palumbo) spazia oltre la questione della capienza delle aule (di cui, forse unico caso in Italia, dispongono le misure esatte per tutte le 28.139 aule delle scuole statali venete), indicando soluzioni operative per tutti i settori scolastici e per le diverse attività istituzionali.

Il modello Veneto ha colpito nel segno, perché altri USR hanno deciso di farlo proprio insieme al modello dell’USR Emilia (come ha dichiarato in video conferenza ai dirigenti scolastici laziali il Direttore Generale del Lazio), e potrebbe aver provocato una certa irritazione negli ambienti di viale Trastevere, scavalcati dalle iniziative territoriali e forse toccati dal fatto che si intravveda una certa sinergia operativa (a vantaggio delle scuole, a questo punto non solo venete) tra Regione (a guida leghista) e USR.

 

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