Il contratto e la strategia del raffreddamento Gentiloni-Fedeli
Lo sblocco dei contratti del pubblico impiego, ma in particolare di quello della scuola, sarà stato anche favorito dall’imminenza delle elezioni politiche, ma segna soprattutto il successo della strategia di raffreddamento della conflittualità e del rancore sociale che costituisce l’asse strategico del governo Gentiloni.
Lo si vede bene proprio nel settore della scuola, dove il governo e la ministra Valeria Fedeli hanno dovuto fare i conti con le conseguenze, in termini di duro contrasto con i sindacati e con gran parte degli insegnanti, di un certo giacobinismo decisionista che aveva caratterizzato l’approvazione a tappe forzate della legge 107/2015, fiore all’occhiello del renzismo arrembante.
Giunge così a compimento la robusta correzione di rotta nella gestione di questa legge iniziata con l’autocritica fatta dallo stesso ex premier Matteo Renzi (“abbiamo fatto arrabbiare tutti…”) e plasticamente rappresentata, al momento del passaggio di consegne da Renzi a Gentiloni, dalla sostituzione di un solo ministro, quello preposto alla guida del MIUR, dove all’accademica Stefania Giannini è subentrata l’ex sindacalista della Cgil Valeria Fedeli.
I risultati si sono visti soprattutto sul piano dei rapporti con i sindacati Cgil, Cisl e Uil che sono tornati ad essere quelli classici – quasi da Prima Repubblica dopo il 1968 – fondati sulla contrattazione (o almeno confronto/consultazione) su quasi tutto tra il governo e il blocco unitario dei sindacati confederali, con l’opposizione dei sindacati autonomi vecchi (Snals, Gilda) e nuovi (Anief).
Il ritorno di questo tipo di dialettica governo-sindacati, fatta anche di legittimazione reciproca, rende certamente più forte la posizione del premier Gentiloni e della ministra Fedeli anche in vista di un dopo-elezioni che si annuncia complicato e che potrebbe trovare proprio nella continuità dell’attuale compagine governativa (ipotesi alla quale nei giorni scorsi ha fatto una importante apertura il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi) la soluzione – non necessariamente di breve termine – del problema della governabilità.
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