Concorso Infanzia e Primaria: quell’imperdonabile anno di ritardo

Poco meno di un anno fa, alla vigilia delle elezioni europee, il ministro della Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno, comunicava, soddisfatta, l’ok del suo dicastero ai concorsi scuola per 16.959 posti di personale docente della scuola dell’infanzia e primaria, di cui 10.624 per l’anno scolastico 2020/2021 e 6.335 per l’anno scolastico 2021/2022. Il ministro aveva firmato il decreto per l’avvio di un bando di concorso per le assunzioni di personale docente, maestri e maestre, nella scuola primaria e dell’infanzia. Il provvedimento, scriveva il ministero in una nota, è stato “inviato per il concerto al ministro dell’Economia e delle Finanze”. Il MEF diede l’autorizzazione per quei 16.959 posti. Il regolamento era pronto da mesi comprensivo dei programmi e della tabella dei titoli; anche il bando era pronto, ma il’allora ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, dopo averne annunciato la pubblicazione entro l’estate, esitò nel decidere anche su pressione dei sindacati che temevano a settembre l’ingorgo per le domande dei precari e per le loro nomine in supplenza.

Poi ci fu la crisi di Governo e al Miur subentrò un altro ministro,  Lorenzo Fioramonti. Poco dopo, con il decreto legge 126/2019, i 16.959 posti venivano ridotti di quasi 4 mila unità.

Dopo le dimissioni di Fioramonti, l’attuale ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, anziché bandire a gennaio 2020 il concorso Infanzia e Primaria pronto, volle rivedere la tabella dei titoli, approvata con nuovo decreto soltanto il 20 aprile.

Se con più determinazione e coraggio, prima dell’estate 2019, Bussetti avesse dato il via ai bandi già pronti, come era nelle sue facoltà, ora ci troveremmo nella fase delle prove orali del concorso Infanzia e Primaria con possibilità di nomina in ruolo dei vincitori al 1° settembre 2020. Invece, se tutto andrà bene, le nomine dei vincitori le avremo a settembre 2021.

Si è perso un anno per responsabilità non solo del ministro d’allora.