Concorso DS: ‘Salvaguardare i diritti di tutti, anche di chi è stato valutato dai commissari incompatibili’. Intervista all’avv. Molino

Salvaguardare i diritti di tutti. E per tutti si intende sia coloro che hanno superato le prove del concorso DS, sia coloro che invece hanno avuto esiti negativi espressi da commissari “ubiqui” o incompatibili. Ma anche coloro che sono stati penalizzati dal malfunzionamento del software. Questo è quello che si augura l’avvocato Rosario Molino dello studio Molino & Associati, intervistato da Tuttoscuola per aiutare a capire meglio alcuni aspetti della sentenza del TAR che lo scorso 2 luglio ha annullato la prova scritta del concorso DS e cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni.

Lo scorso 2 luglio la sentenza del TAR Lazio ha annullato la prova scritta del concorso DS. Il Miur ha presentato appello urgente al Consiglio di Stato chiedendo la sospensiva cautelare della sentenza e ora siamo in attesa di sapere cosa succederà. Lei cosa si augura?

«Credo che occorra da parte di tutti abbassare i toni del clamore, ed attendere con serenità il responso della Magistratura amministrativa. In tale ottica non credo che le dichiarazioni del Ministro Bussetti, nel senso di: andremo comunque avanti per la nostra strada, siano distensive anzi acclarano un vulnus per lo Stato di diritto. Cosa augurarsi? Che non vi siano atti giudiziari di tipo “politico”, affinché si possano salvaguardare i diritti di chi ha partecipato e ha superato prove di esame e di chi si è visto dare esiti negativi da commissari che non avevano titolo a rivestire tale ruolo. Per non parlare dei candidati penalizzati dal malfunzionamento del software (vi sono documentazioni ineludibili che riguardano singoli candidati) o da giudizi valutativi espressi da commissari “ubiqui” o incompatibili. In pratica, la determinazione del Massimo organo della Magistratura dovrebbe essere in grado di salvaguardare anche il diritto delle parti che, come statuito dal TAR, non potevano conseguire un esito negativo a seguito di una procedura illegittima. E questo non è solo un problema di forma, come superficialmente asserito da qualcuna delle parti in causa. Sembrano inoltre particolarmente gravi i richiami a quanto accaduto in passato, richiedendo alla politica (Parlamento) di ribaltare con sanatorie varie gli esiti delle vicende giudiziarie, con leggi di tipo ad personam, questo significherebbe erigere a sistema il primato della politica del particolare sulla tutela dello stato di diritto».

Se il Consiglio di Stato dovesse concedere la sospensiva, cosa succederà? E se non dovesse farlo?

«Nella prima ipotesi, in caso di sospensione della sentenza del TAR da parte del Consiglio di Stato, legittimamente il MIUR completerà la procedura concorsuale e procederà alla nomina dei nuovi dirigenti scolastici, fermo restando l’esame da parte del TAR dei ricorsi individuali che potrebbero essere accolti, con effetti marginali di mera integrazione) sulla procedura complessiva. Nella ipotesi di rigetto della istanza cautelare, il MIUR dovrebbe ripetere la prova scritta o per accelerare l’iter del procedimento dovrebbe, con decreto, modificare la procedura concorsuale (come è già stato fatto, avendo già modificato il corso concorso in itinere) con una prova scritta a risposte chiuse, al fine di completare l’iter almeno entro il 31/12/2019. Personalmente sarei contrario ad ipotesi legislativa di sanatoria, in quanto sarebbe una beffa per i ricorrenti che hanno diritto a proseguire l’iter procedurale del concorso per i 2900 posti messi a concorso, la soluzione legislativa sanerebbe una procedura dichiarata illegittima con sentenza dalla Giustizia Amministrativa ed in violazione ai principi di legalità. Le sanatorie del passato erano dovute ad un tardivo annullamento del concorso, pervenuto in data successiva all’approvazione della graduatorie e all’immissione in ruolo».

Crede che il sistema dei concorsi, così come pensato oggi, sia l’unica via possibile per individuare figure dirigenziali nella scuola? Se no, quale sarebbe la via alternativa?

«È previsto dalla nostra Costituzione che l’accesso avvenga per concorso pubblico. La preselezione ha funzionato perfettamente, basterebbe applicare tale metodologia anche per la cosiddetta prova scritta, con risposte chiuse. E successivamente prova orale di tipo professionale e motivazionale. Occorrerebbe valorizzare capacità di problem solving e logica e non la conoscenza mnemonica di regolamenti e codici, in quanto all’occorrenza sono facilmente percorribili gli approfondimenti del caso».

Che messaggio dà a tutti coloro che hanno partecipato al concorso DS e che attendono di conoscere il loro futuro?

«Di avere fiducia nelle proprie capacità e nella Giustizia, qualunque sia l’esito di questo contenzioso, le persone serie, motivate e preparate avranno buone possibilità di farcela, purché non entrino a gamba tesa la politica, i partiti, i sindacati e le lobbies varie. Lascia stupiti il comportamento di alcuni sindacati ed associazioni, che pur avendo curato la preparazione (con remunerazione) di candidati al concorso, oggi pretenderebbero di esercitare pressioni se non addirittura di prendere parte al giudizio presso il Consiglio di Stato, pur non avendo alcuna legittimazione ad agire trovandosi in conflitto di interesse, considerato che hanno, tra i propri iscritti o clienti, candidati che hanno superato o non hanno superato le prove concorsuali».