
Concorsi scuola: la crisi di Governo non li può bloccare, ecco perché

La crisi di Governo con il probabile cambio del ministro dell’Istruzione potrebbe rallentare o bloccare le procedure dei concorsi che da poco hanno ripreso il loro cammino con la calendarizzazione delle residue prove scritte del concorso straordinario della secondaria? È un interrogativo che, comprensibilmente, già si sono posti in tanti, in particolare molti tra quel mezzo milione dei candidati dei concorsi ordinari che da quasi sei mesi attendono finalmente il via delle prime prove. La domanda è più che comprensibile, ma la risposta si può ritenere complessivamente tranquillizzante.
Tutte le procedure che devono partire (preselettive in primis) sono atti amministrativi che non comportano impegni politici. Non sono previsti infatti nuovi decreti ministeriali di competenza del nuovo/a ministro/a, bensì a livello centrale soltanto atti amministrativi da parte di direttori generali del ministero (gli avvisi delle date, la pubblicazione delle batterie dei quesiti per la preselezione dopo la validazione del Comitato tecnico preposto), nonché, a livello regionale, l’organizzazione delle prove sul territorio da parte dei singoli USR (individuazione delle sedi, nomina del personale di vigilanza, predisposizione e allestimento delle aule informatiche d’intesa con le scuole).
Peraltro è impensabile che il nuovo/a ministro/a voglia fermare i concorsi o rinviarne l’attivazione in assenza di valide motivazioni gravi, quale potrebbero essere quelle, ad esempio, di un nuovo lockdown nazionale.
Per il nuovo/a ministro/a sarebbe quasi un suicidio politico fermare la macchina concorsuale senza una ragione molto forte e condivisa.
Anzi, avrebbe tutto da guadagnare nell’adoperarsi per accelerarne l’avvio.
I concorsi ordinari, insomma, possono partire e le ultime prove di quello straordinario concludersi.
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