Competenze scientifiche: la débâcle dei 15enni italiani

Le rilevazioni di “Education and Traning – Monitori 2019” sono un vero e proprie grido d’allarme sulle competenze scientifiche dei quindicenni europei che nel giro di nove anni, dal 2009 al 2018, hanno registrato un passo indietro, tanto che i valori medi del 2009 sono saliti dal 17,7% al 20,6% del 2018: una flessione negativa di quasi tre punti.

I 15enni italiani sono compresi in questa diffusa flessione di competenze scientifiche: nel 2009 aveva scarse o insufficienti competenze scientifiche il 20,6% dei nostri ragazzi; nel 2018 il valore è salito al 23,2%.

Anche per effetto di questa non lusinghiera prestazione, i nostri occupano il 18° posto nella graduatoria dei 28 paesi dell’Unione.

Ma cosa prevede il 1° livello di rilevazione in cui confluiscono i ragazzi con scarsa o insufficiente competenza scientifica?

Uno studente possiede conoscenze scientifiche tanto limitate da poter essere applicate soltanto in poche situazioni a lui familiari. È in grado di esporre spiegazioni di carattere scientifico che siano ovvie e procedano direttamente dalle prove fornite.

Come per le competenze linguistiche e matematiche, anche per quelle scientifiche l’obiettivo finale per il 2020 (!) è quello di contenere questa fascia minima al 15% dei ragazzi.

Si tratta di un obiettivo per il momento conseguito soltanto da Estonia, Finlandia e Slovenia, e ormai raggiunto da Irlanda, Danimarca, Polonia e Germania.

Con l’Italia sono sopra la media europea la Repubblica Ceca, l’Austria, la Svezia e la Francia.

Invece Bulgaria, Romania e Cipro, in fondo alla graduatoria dei 28, chiudono con percentuali prossime al 40% che corrisponde a circa quattro studenti su dieci con scarsissima competenza scientifica.

Per i nostri 15enni quel 23,2% di ragazzi pressoché digiuni di competenze scientifiche è un campanello d’allarme per la qualità degli insegnamenti che avvengono nel primo ciclo