Buona Scuola/3. Autonomia non è fai-da-te

L’autonomia delle scuole si è così ridotta a un faticoso fai-da-te a risorse decrescenti mentre dal centro sono arrivate, dopo l’abrogazione della riforma Berlinguer, soltanto variazioni sul tema, essendo in sostanza rimasto immutato l’impianto strutturale della scuola italiana: né la riforma Moratti con la sua pseudolicealizzazione dell’istruzione secondaria (incapace peraltro di far decollare il sistema alternativo di istruzione e formazione) né la revisione Fioroni che ha ripristinato istituti tecnici e professionali, né la cura dimagrante della riforma Gelmini, a ordinamenti sostanzialmente invariati, hanno cambiato la scuola italiana.

Ora ci prova la Buona Scuola, che punta su un cambiamento dal basso attraverso la maggiore flessibilità dei piani di studio, le materie opzionali, gli insegnanti in più. Forse le scuole saranno in questo modo effettivamente un po’ più autonome, ma se il Ministero non farà quello che non ha fatto dal 1990 in avanti – riconvertire il suo ruolo in senso programmatorio e valutativo, stabilendo priorità nazionali e obiettivi di sistema obbligatori per le scuole – l’autonomia non produrrà un vero cambiamento. Si continuerà con le variazioni sul tema.

E basta che la legge indichi le finalità generali della riforma, rimettendo la scelta di quali perseguire in particolare alle singole scuole?