Bocciare le bocciature. Si può

Il nostro invito ai lettori ad esprimere un giudizio sull’ipotesi di eliminare le bocciature nella scuola italiana sta destando un diffuso interesse, documentato dalle numerose risposte che Tuttoscuola ha ricevuto in forme diverse, dalle mail inviate in redazione ai messaggi postati sulla pagina Facebook della rivista. Una selezione di questi interventi è stata pubblicata nei giorni scorsi sul nostro sito, dove resta consultabile.

Le risposte finora pervenute mostrano una polarizzazione su due posizioni, che semplificando potremmo ricondurre a due orientamenti di fondo, forse a due diverse concezioni del ruolo della scuola.

La prima tende alla difesa o addirittura al rilancio della sua funzione selettiva, ed è quindi contraria a eliminare i voti bassi e anche bassissimi in nome della correttezza e della trasparenza delle valutazioni sugli apprendimenti. In genere, ma non necessariamente, chi assume questa posizione opta anche per il mantenimento della bocciatura.

La seconda posizione, in genere più argomentata, è quella di chi respinge la proposta di eliminare i voti bassissimi (inferiori a 4) ma accoglie l’ipotesi di non far corrispondere a queste valutazioni, pur gravemente negative, la ripetizione dell’anno.

Chi si schiera su quest’ultima linea considera i voti strumenti di certificazione del livello di conoscenza/competenza raggiunto dallo studente nelle singole discipline, cui possono essere collegate azioni diverse, dalla individualizzazione degli obiettivi alla modularizzazione dei programmi/indicazioni, dagli interventi di sostegno a quelli di rimotivazione. Tecniche che peraltro sono state in parte già sperimentate in alcune scuole secondarie superiori, soprattutto istituti professionali situati in zone del Sud ad elevato rischio educativo.

Sembra interessante, in particolare, l’idea di personalizzare gli esami conclusivi degli studi secondari, escludendo per esempio dalle prove finali di ciascuno studente quelle relative alle discipline nelle quali il giudizio della scuola è stato inferiore allo standard minimo di sufficienza, e vincolando le scelte successive, di studio e di lavoro, ai risultati ottenuti. Non potrà così accadere che si iscriva a Lettere un diplomato che non ha sostenuto (oppure superato) la prova di italiano, o a una facoltà scientifica chi non ha sostenuto (o superato) la prova di matematica.

Il dibattito continua, ed è aperto a chiunque desideri parteciparvi.