Bertagna, il dito e la luna

Una parte del mondo cattolico, soprattutto quello vicino a Comunione e Liberazione, esprime disagio verso la politica scolastica del governo e del ministro Gelmini.

A livello associativo la DiSAL (Dirigenti scolastici), ma anche l’Age e l’Agesc (genitori), criticano la mancanza di “un serio confronto con la scuola reale”, come scrive DiSAL in un comunicato, mentre il sindacato della scuola tradizionalmente più vicino al mondo cattolico, quello della CISL, torna a criticare, per usare le parole del suo segretario, Francesco Scrima, la conferma da parte del governo di un “modello di assoluta inconsistenza pedagogica come quello del maestro unico“.

Il periodico on-line il Sussidiario.net, che fa riferimento alla Compagnia delle Opere, pubblica a sua volta una lunga intervista al prof. Giuseppe Bertagna, già ascoltato (soprattutto all’inizio) consigliere del ministro Moratti, che critica duramente l’ex ministro Fioroni, e anche l’attuale ministro Gelmini, per aver “ripristinato la statalizzazione completa della scuola secondaria superiore” con la ri-scolarizzazione dell’istruzione professionale e l’emarginazione della formazione professionale regionale, considerata “ospedaliera e residuale, ricettacolo dei feriti e dei morti degli altri percorsi scolastici“. La cosa più grave, secondo Bertagna, è che questo passa come una “cosa di sinistra“, mentre non è altro che “il ripristino dell’impianto fascista“, statalista e scuolacentrico.

Il rinvio all’anno 2010-2011 della riforma del secondo ciclo è in sé un fatto di secondaria importanza, perché è un “aspetto contingente” del problema. E’ “il dito“, mentre bisogna guardare alla luna, dice Bertagna, e “la luna è che cosa significa questo anno di rinvio“. Se significa un ripensamento e un ritorno all’impianto della riforma Moratti (quello originario, però, precisa il professore, che valorizzava la formazione professionale), il rinvio va bene, offre un’opportunità. Se invece Gelmini insisterà nel “volersi rifare al lavoro di Fioroni“, il rinvio non servirà a nascondere il sostanziale abbandono della riforma Moratti, per dare spazio ai “raccapriccianti quadri orari che sono girati in questo periodo“, costruiti “come fossero dei Lego“.