Avanti c’è posto! Parola di premier

Il ministro Tremonti deve essere sobbalzato quando ha letto le dichiarazioni del premier Berlusconi sul tempo pieno. “Se tutti opteranno per far stare a scuola i loro figli 40 ore a settimana non ci sarà alcun problema, il sistema c’è e continua gratuitamente”. Tutti? Nessun problema? Gratuitamente?
Il ministro dell’Economia avrà scorso immediatamente il testo del decreto, appena varato, alla ricerca della norma del tempo pieno per tutti (e della relativa imponente necessaria copertura finanziaria), prima di tirare un lungo sospiro di sollievo per non aver trovato nulla.
Non c’è infatti alcuna disposizione che corrisponda all’apertura senza limiti del premier, che avrebbe fatto meglio a limitarsi ad affermare che, secondo le regole e le disponibilità attuali, è confermata la consueta possibilità di richiedere il tempo pieno nella nuova formula.
In molte scuole del Centro e del Nord Italia, infatti, la richiesta di tempo pieno spesso non viene accolta, perché l’istituzione scolastica non dispone dei servizi di supporto (locali e mensa) da parte dei Comuni e non dispone nemmeno del necessario personale docente (due insegnanti per classe a tempo pieno). Se tutte le domande di tempo pieno, come ha fatto intendere erroneamente il premier, venissero accolte, vi sarebbe più di un problema per le Amministrazioni comunali e per gli organici del personale che invece l’art. 15 del decreto conferma, proprio per il tempo pieno, per l’anno prossimo nella stessa quantità di quest’anno.
Già dieci giorni prima, quando lo stesso ministro Moratti aveva illustrato nei suoi comunicati i contenuti della circolare sulle iscrizioni, a proposito di tempo pieno aveva fatto intendere, forse involontariamente, qualcosa di simile (garanzia per tutti), inducendo alcuni fenomeni di aumento vertiginoso della domanda e di ovvio scontro con i dirigenti scolastici impossibilitati ad accogliere qualsiasi richiesta, oltre il limite di disponibilità della scuola.