Assunzione precari/3. Coazione a ripetere

Sono molti anni, praticamente dalla metà degli anni settanta, che il copione si ripete con pochissime variazioni sul tema: i concorsi non si fanno, o slittano nel tempo, e all’inizio di ogni anno scolastico si deve provvedere a nominare un cospicuo numero di insegnanti a titolo provvisorio.
Si determinano così diffuse aspettative di stabilizzazione, alle quali i sindacati e le forze politiche di ogni orientamento sono sensibili, come mostrano i molti provvedimenti succedutisi nel tempo. Nel rispetto del gioco delle parti, maggioranze pro tempore, opposizioni pro tempore e sindacati sine tempore hanno fatto a gara nell’offrire agli interessati la prospettiva del “ruolo”, premendo sui governi in carica con un’ottica essenzialmente quantitativa e garantista, legata alle graduatorie e ai punteggi, gestiti dalla burocrazia amministrativa: soluzione inevitabile, in mancanza di alternative di carattere strategico.
Quello che non è cambiato infatti nel tempo, e neppure in quest’ultima occasione (decreto legge del 24 giugno 2005), è che le scuole, a dispetto della proclamata autonomia organizzativa e didattica, non hanno voce in capitolo nella scelta dei nuovi insegnanti, non possono valutare in ingresso le loro esperienze e le loro capacità, non possono stabilire con loro accordi di tipo programmatico. Insomma, si devono accontentare di quello che passa il convento, anche se ha la forma laica di un Ufficio Scolastico Regionale…