Anticipi: deregulation nei più grandi comuni italiani

Oltre a quello di Roma, anche i grandi comuni di Milano e di Torino ammettono alle proprie scuole comunali per l’infanzia i bambini che compiono tre anni entro il 31 gennaio.
A Milano e a Torino vi sono anche convenzioni con le scuole statali, perché adottino la stessa linea di comportamento (anticipi limitati al 31 gennaio, come, peraltro, è sempre avvenuto prima della riforma Moratti).
A dire il vero il decreto legislativo 23 gennaio 2004 prevede che, a certe condizioni e con il benestare dei Comuni, gli anticipi possano essere consentiti anche nei riguardi dei nati a tutto il 28 febbraio. Un nulla-osta che l’Anci ha preteso, giustamente, nei confronti delle istituzioni scolastiche, tanto che la circolare sulle iscrizioni ha previsto un termine posticipato al 15 febbraio per gli anticipi di iscrizione alle scuole statali dell’infanzia, un accordo preventivo tra amministrazione scolastica e Comuni interessati e comunque l’ok comunale all’accoglimento nel caso in cui questo comporti servizi aggiuntivi.
La decisione dei grandi comuni di limitare gli anticipi al 31 gennaio sta diventando la scelta di molte istituzioni scolastiche di quei territori comunali.
In questo modo viene confermato l’esistente, e svuotato l’istituto morattiano dell’anticipo.
A Torino, su questa linea di autonomia istituzionale, il Comune ha previsto di accogliere nelle proprie scuole, entro il limite dei posti disponibili, anche i bambini nati entro febbraio ed entro marzo. Marzo? Sì, marzo, nonostante le sue scuole siano paritarie e, quindi vincolate a rispettare l’ordinamento statale, a cominciare, ad esempio, dal decreto legislativo del 23 gennaio 2004 che comprende norme generali che tutte le paritarie, come le statali, sono obbligate ad attuare e che, per il prossimo anno scolastico limita l’accesso anticipato alle scuole dell’infanzia ai nati entro il 28 febbraio. Una sfida politica o istituzionale?