AN: finanziare la riforma con una "tassa di scopo". Ma su che cosa?

La questione delle risorse finanziarie a sostegno della riforma è argomento di discussione anche all’interno della maggioranza di governo, e non solo oggetto di polemica da parte dell’opposizione. E’ noto il braccio di ferro in corso da tempo tra i ministri Moratti e Tremonti. La situazione è di stallo: finora il ministro dell’Economia è stato irremovibile, i soldi non ci sono.
Così stando le cose, si chiede a questo punto AN, perché non finanziare la riforma della scuola facendo pagare una tassa su “consumi specifici, in settori non strategici per lo sviluppo?” AN ci aveva già provato in occasione della Finanziaria del 2002, e ora rilancia la proposta, in vista della prossima, per iniziativa del suo responsabile scuola, sen. Valditara, che ne ha parlato nei giorni scorsi in un articolo pubblicato dal “Sole-24 ore”.
Che significa in concreto? L’unico esempio di “tassa di scopo” che l’esponente di AN fa nel suo scritto è quello che riguarda il fumo, ma sembra improbabile che i fumatori, già più volte salassati negli ultimi anni, possano essere ulteriormente colpiti nel portafoglio. Secondo gli esperti della materia, a guadagnare da un ulteriore aumento del prezzo delle sigarette sarebbe non il Fisco, ma i contrabbandieri. Oppure, come sperano i più ottimisti, la salute degli italiani, una parte dei quali potrebbe smettere di fumare, con conseguente diminuzione delle entrate erariali.
Ma in entrambi i casi ad andare in fumo sarebbero le risorse aggiuntive per la scuola. E allora, visto che l’idea è interessante, quali altri “consumi in settori non strategici” pensa di tassare il sen. Valditara? E che cosa ne pensano gli altri partiti della maggioranza?