Adi: Regioni scippate, rischio di drop-out

Bel colpo signor Ministro“. Così si intitola il graffiante commento che l’ADi (Associazione Docenti italiani, http://ospitiweb.indire.it/adi/) dedica alle decisioni prese dal Governo con i provvedimenti varati il 25 gennaio 2007 (decreto e disegno di legge).
Secondo l’ADi, al di là delle apparenze positive (mantenimento degli Istituti tecnici, lancio degli Istituti Tecnici Superiori), questi provvedimenti “hanno in un sol colpo: 1) fatto piazza pulita del Titolo V, 2) assecondato le corporazioni, 3) aperto la strada a un nuovo esercito di drop out”.
La “geniale” operazione si fonda sul fatto che, come stabilisce il decreto legge, gli istituti professionali non attribuiranno più qualifiche triennali, ma solo diplomi: “con questo espediente gli IPS sono stati fatti transitare nell’istruzione secondaria superiore e sottratti alle regioni“.
Inoltre, come prevede il disegno di legge, “verranno impartite linee guida per i percorsi di istruzione e formazione professionale di competenza regionale“. Che cosa sia rimasto di “istruzione professionale” una volta tolti gli istituti professionali, osserva l’ADi, non è dato sapere.
Tutto questo avrà la conseguenza di costringere gli allievi che finora si iscrivevano agli istituti professionali per conseguirvi la qualifica triennale a rivolgersi alla formazione professionale regionale. Ciò però significa “creare un vuoto spaventoso” perché “l’Italia non è tutta come Trento, dove la formazione professionale è ben strutturata e consolidata“, e “ci sono zone d’Italia dove la formazione professionale è assolutamente carente e clientelare“. A pagare, insomma, saranno i più deboli, gli allievi più a rischio.
Critiche pesanti, quelle dell’ADi, alle quali ci sembra che potrà essere data una risposta convincente solo con un accordo strategico, di medio-lungo periodo, tra lo Stato e le Regioni per la gestione concertata di tutta l’offerta di istruzione.