Cresce il numero di studenti che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica

Continua a crescere il numero degli studenti italiani che scelgono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (IRC). Secondo l’ultima indagine dell’Unione atei e agnostici razionalisti, nell’anno scolastico 2023/24 oltre un milione di alunni — il 18,35% del totale — ha deciso di non frequentare l’ora di religione. Un dato in costante aumento: appena dieci anni fa la percentuale si attestava attorno al 12%.

Le differenze territoriali sono molto marcate. Nelle scuole statali delle regioni del Nord, quasi uno studente su quattro (24,5%) non frequenta l’IRC; nel Centro la quota è del 21,2%; mentre nel Mezzogiorno la percentuale scende significativamente, fermandosi all’11,2%. Un fenomeno che riflette anche la diversa composizione socio-culturale e religiosa del Paese.

A livello di ordini di scuola, la rinuncia all’insegnamento della religione cresce progressivamente con l’età degli studenti. Alle scuole dell’infanzia il tasso di non avvalentisi è del 12,5%; nella primaria sale al 13,7%; nella secondaria di primo grado raggiunge il 19,7%; per poi arrivare al 27,9% nella secondaria di secondo grado. Più di uno studente su quattro alle superiori, quindi, non segue l’ora di religione.

Anche nelle scuole paritarie — comprese quelle di ispirazione cattolica — il fenomeno è in crescita, seppur su numeri molto più contenuti: circa il 5,8% degli studenti ha scelto di non avvalersi dell’IRC.

La modalità alternativa alla religione rimane un nodo aperto. Nonostante le norme prevedano attività formative di pari dignità, in molti casi agli studenti viene proposta la sola opzione dello studio individuale o dell’uscita anticipata.

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