
Dal 7 gennaio oltre 2 milioni di studenti delle superiori a scuola e sui mezzi ogni giorno

Nelle ore convulse del confronto tra Governo e Regioni per la definizione delle nuove misure di restrizione per la sicurezza della popolazione italiana, oggetto del contendere è stata anche la quantificazione del numero di studenti delle superiori da far tornare in presenza a scuola.
Il 50% proponeva il Governo, 75% chiedevano le Regioni: percentuali corrispondenti rispettivamente a 1 milione 367 mila studenti o a 2 milioni e 50 mila. Una differenza significativa di quasi 700mila unità.
Le due percentuali ruotavano intorno a questioni non di poco conto: il minore o maggiore affollamento sui mezzi di trasporto e nelle aule, nonché un numero maggiore o minore di ragazzi per strada e alle fermate dei mezzi pubblici.
Per i ragazzi, stanchi della DAD, quel 75% rappresenta sicuramente una bella notizia. Per le scuole ci sarà qualche problema organizzativo in più.
Infatti, mentre con il 50% sarebbe stato abbastanza semplice prevedere a giorni alterni o a settimane alterne metà classe in presenza e l’altra metà a casa a seguire in video le lezioni che i prof tenevano in aula, con il 75%, invece, diventa più complesso assicurare a tutti gli studenti una condizione di uguale presenza a scuola.
Una soluzione sembra sia già stata ipotizzata da alcuni istituti: gli alunni di ciascuna classe sono suddivisi in quattro gruppi (25% ciascuno) identificabili in A, B, C e D.
A, B, C in classe il primo giorno (75%) e D a casa (25%); B, C, D in classe (75%) il secondo giorno e A (25%) a casa; il terzo giorno C, D, A (75%) in classe e B (25%) a casa.
E così via. Potrebbe funzionare, a condizione che nelle sequenze successive gli studenti in presenza ritrovino orari e discipline seguite in DAD.
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