Il nuovo liceo/4. Sarà più “europeo”?

Il liceo italiano, nella configurazione prevista dal regolamento Gelmini, si caratterizza per la sua durata (5 anni, contro i 3, mediamente, del resto d’Europa) e per il fatto di terminare un anno dopo (a 19 anni anziché a 18), mentre per quanto riguarda l’orario settimanale si attesta ancora su valori piuttosto alti, malgrado lo sforzo di contenimento effettuato dall’attuale ministro (27-31 ore di 60 minuti, contro una media di 28-30 lezioni (periods) di durata variabile tra 45 e 55 minuti.

Permane dunque una certa distanza tra il liceo italiano e i corrispondenti percorsi di istruzione secondaria a carattere generale in vigore della maggior parte degli altri Paesi europei, almeno per quanto riguarda l’impianto strutturale. La nostra resta pur sempre una scuola più lunga e più impegnativa per numero di materie e di contenuti previsti (su questi ultimi, però, la partita è ancora aperta).

Un parziale avvicinamento alle tendenze in atto in alcuni Paesi europei, soprattutto del centro-nord Europa, che puntano su una maggiore flessibilità e personalizzazione dei percorsi formativi, potrebbe derivare dall’utilizzazione degli spazi di autonomia (20% nel biennio iniziale e nell’ultimo anno, 30% nel secondo biennio). Se tali spazi, tuttavia (come sembra evincersi dai materiali prodotti dal Ministero di viale Trastevere), fossero giocati soltanto in capo alle classi, in forma di sostituzione di una materia con un’altra, anziché in capo ai singoli allievi, come occasioni per svilupparne le potenzialità personali, la distanza dall’Europa che marcia più veloce non diminuirebbe.