Trasformazione digitale nelle scuole: la discontinuità strategica della progettazione didattica post Coronavirus

Riprendiamo la pubblicazione su tuttoscuola.com del documento “Trasformazione digitale nella scuola” di Giovanni Campagnoli ed Emanuela Negri. Di seguito una nuova parte.

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L’approccio didattico del coinvolgimento attivo dello studente, richiede un focus ancora maggiore su ragazze/i, messi al centro dei processi di apprendimento. Qui i giovani sono responsabilizzati ed “adultizzati” e non resi dipendenti o comunque considerati soggetti “non più… e non ancora…” ed in perenne attesa di trasformarsi in qualcosa d’altro, né tanto meno soggetti da ospitare nell’attesa che “passi la nottata giovanile”, in modo che possano accedere ad una società sana, perfetta e formata da adulti maturi[1]. Neppure sono da considerarsi soggetti che non sanno mai abbastanza rispetto al docente onnisciente ed infallibile. È un approccio invece valorizzante, che ricerca il talento in ciascuna/o e che rende i ragazzi/e capaci di accettare sfide che percepiscono come motivanti ed alla loro portata, dove spesso c’è anche una “dimensione del fare” (magari anche un fare digitale viste le possibilità offerte), che si esprime anche nell’andare a bottega (come nel Rinascimento e che oggi ad esempio può essere un Fab Lab[2] o l’idealtipo del “garage” di Steve Jobs[3]). Su queste dimensioni si dovrà concentrare il focus e non – come detto – sugli strumenti (v. la scuola del tablet, senza libri, senza zaino, ecc.). Il “design del processo” è simile a quello rappresentato in Fig. 6, dove appaiono bene evidenziate le fasi recessive (A) e di ricrescita (C), dopo la discontinuità[4]strategica (B)[5].

Fig. 6. La discontinuità strategica della progettazione didattica post Coronavirus

Le nuove tecnologie digitali permettono un grado maggiore di libertà, di cooperazione e condivisione, rendono facili e più smart approcci multidisciplinari, possono personalizzare molto più facilmente la didattica sulla base di interessi, curiosità, passioni di ragazze/i. L’apprendimento per scoperta ne viene facilitato ed il “naufragar m’è dolce in questo mare” indica la modalità di ricerca attraverso la rete, seguendo “tag” ed altri indicatori significativi, a significare che oggi il sapere non è più contenuto solo nel libro (e quindi dal docente), ma assume una forma molto più orizzontale e vasta. Ciò non significa “sposare” la didattica on line (la voglia ed il bisogno di relazionalità, aggregazione, socialità, relazioni tra pari ed anche con adulti è emersa in modo importante), ma sicuramente passare alla didattica digitale, che può essere anche in presenza. Sono i finalmente gli attori ed i processi di apprendimento da valorizzare, non – come detto – tecniche od approcci ideologici. 

Oggi l’internet delle cose già ci indica che il focus è il processo legato alle informazioni e non il luogo in cui queste sono utilizzate. Significa che grazie al web anche da casa, appunto con la didattica a distanza, gli studenti hanno la possibilità non solo di condividere informazioni, dati, immagini, musica e video, ma anche per realizzare degli oggetti, pur stando a distanza.

Nel periodo della pandemia, il corso di Innovazione del Liceo Economico e Sociale don Bosco di Borgomanero (No) – che abitualmente fa lezione nel Fab Lab[6] – ha svolto un “compito di realtà”. Si è trattato di rispondere alla richiesta di medici ed infermieri del Reparto di Rianimazione dell’Ospedale cittadino, di realizzare degli elastici per il supporto delle mascherine. Qui il video racconto del progetto:  www.youtube.com/watch?v=P5o46Af2Jp4 .

Questa riprogettazione potrà avvenire se, già ora nella cosiddetta fase di “emergenza” sappiamo essere capaci di riprendere ed agire proprio secondo l’etimologia latina della parola emergenza. È infatti un termine che rimanda a ciò che esce all’improvviso da una superficie in cui era stato immerso (il verbo “mergere”): non si vuole quindi considerare qui il significato più diffuso comunemente che rimanda al pericolo ed alla catastrofe. Non per puro gusto intellettuale, ma come primo antidoto a farsi trascinare dal pessimismo e dal nichilismo: una buona base per postulare un futuro praticabile e sostenibile è la capacità di assumere un punto di vista differente su ciò che nel presente appare ovvio e scontato. Da qui in poi, al termine della fase di “emergenza”, dovremo far affiorare aspetti chiave sulle relazioni tra digitale, comunicazione ed apprendimento.

Diventare più “digital” per una Scuola, non deve però rischiare di dimenticare quelle persone che sono dietro agli schermi. Sperimentare la didattica sul web e lo “smartworking”, ha senso se ci si continua ad interrogarsi sul ruolo educativo e formativo, sia dentro una situazione surreale che non ha precedenti nel Dopoguerra, sia alla fine dell’emergenza. In questo senso, lo “smartworking” è diventato nella fase acuta della pandemia il modo di “restare vicini anche da lontani”, senza perdere la relazione. “Distanti, ma uniti”.

Si è anche capito che forse per la Scuola attendere il corso degli eventi, l’ennesimo Decreto o Ordinanza, aspettare dichiarazioni e Conferenze stampa non è più la soluzione. Stiamo in una transizione, in un “frattempo” tra un “prima” del coronavirus e un “dopo” coronavirus. Si perché prima o poi la fine della pandemia arriverà ed anche se tutto ciò ci ha stravolto la vita, alla fine noi non saremo le stesse persone di qualche mese fa. Abbiamo capito l’importanza ed il valore della relazione, dell’incontro, dell’accoglienza, quali modi più preziosi che abbiamo per “vivere la vita”. Se all’inizio un po’ di smarrimento c’è stato, progressivamente si è scoperto che queste dimensioni non sono state messe in “stand by”: molte scuole si sono scoperte (o riscoperte) comunità educanti, insieme (o “community”), un concetto da portare avanti sicuramente anche dopo. Questi sono giorni difficili, ma non inutili. Quando passerà dovremmo ricordarcene. E avere vivo il ricordo del nostro sforzo, del camminare in questo “frattempo” interpretandolo in modo creativo, tenendosi strette le nuove cose imparate in questi giorni duri, così come le nuove competenze messe a punto, i nuovi strumenti che ci hanno aiutato a stare in questa situazione.

In questo modo ci sentiamo anche meno soli nell’attraversare insieme questa transizione: è l’esercizio di cooperazione più bello che una comunità possa fare e non dobbiamo assolutamente averne paura. Dobbiamo smettere di inseguire il Virus, bensì anticiparlo e questo tempo non deve essere inutile. Nessuno degli sforzi che stiamo facendo dovrà essere vano alla fine del percorso, per farci trovare pronti a settembre, per qualunque scenario[7]. La progettazione del riavvio dovrà tener conto della situazione, ma non poggiarsi su logiche di straordinarietà. Dovrà invece essere l’occasione – emersa durante la pandemia – per una tensione ad un miglioramento di situazioni (appunto spazi, tempi e metodologie della didattica), di cui ci si sarebbe comunque occupati e che ora richiedono una accelerazione[8]

Per occuparsi, come Dirigente scolastico, dell’attuazione di queste strategie, può essere utile fondare l’agire su dei riferimenti legislativi. A questo scopo, molto interessante è la Risoluzione del Parlamento europeo del 12 giugno 2018 sulla modernizzazione dell’istruzione nell’UE (v. Cap. 5)[9].

 

[1]Bazzanella A, Campagnoli G. (2010), Investire nelle nuove generazioni. Modelli di politiche giovanili in Italia e in Europa, Iprase – Provincia Autonoma di Trento Editore.
[2] laboratorio di fabbricazione digitale con stampa 3D, laser cut, ecc.
[3]Campagnoli G. (2016), Scuola Aperta, Fab Lab, Imprese Studentesche, Alternanza Scuola Lavoro: innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante in RICERCAZIONE, N°1/2016, Vol. 8, Iprase-Trentino, Trento.
[4]Evangelicamente si potrebbe dire “Vino nuovo in otri nuove”. E in un momento di trasformazione digitale, questo potrebbe riguardare anche modalità di narrazione dei progetti didattici (in particolare quelli di DaD) che necessitino di nuovi strumenti ed approcci (il don Bosco di Borgomanero ha optato per video brevissimi ed un palinsesto di web tv che li contiene tutti, v. https://www.youtube.com/channel/UC5kyBsdViKeB6G7p5u4K_Ig ). 
[5] Campagnoli G (2014), Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali, Ilsole24ore, Milano.
[6]V. Nota 21. 
[7]Ricordiamoci che non è una cosa nuova procedere per ipotesi, ad esempio “Di doman non c’è certezza”, è un verso della “Canzona di bacco” scritta da Lorenzo Dè Medici (il Magnifico”) già nel 1490…
[8] Campagnoli G. (2020), Don Bosco community: abitare il “frattempo” tra il prima ed il dopo corona virus, in GoodMorning Don Bosco, NewsLetter n° 5/2020, v. https://us20.campaign-archive.com/?u=69de363367842ae16a3c37d05&id=7700da241c
[9]https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-8-2018-0247_IT.html