Scuola digitale e Innovazione tecnologica 

Le espressioni “società dell’informazione”, “economia della conoscenza”, “digitalizzazione”, “impresa 4.0”, “internet delle cose” e così via, tendono a ricorrere nei discorsi sugli sviluppi più recenti della società e dell’economia” (Rapporto sulla conoscenza 2018, Economia e Società, ISTAT). Questo scenario socio-economico e tecnologico globale, e sempre più complesso, innesca cambiamenti radicali dell’intera società, apre scenari fino ad oggi impensabili che richiedono nuove competenze per rafforzare la competitività internazionale del Paese, per offrire prospettive concrete di accesso ad un mondo del lavoro in profonda trasformazione. Ne abbiamo parlato nel numero di maggio di Tuttoscuola in un approfondito dossier

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L’innovazione tecnologica che evolve così velocemente da stravolgere le potenzialità del digitale costituisce per il mondo della scuola, che per vari motivi viaggia ad una velocità innovativa inferiore a quella della società, una sfida e un’occasione per intercettare queste nuove opportunità e rendere strutturali le competenze digitali nell’ordinamento scolastico. Idee, conoscenze e cultura diffuse sul territorio sono il terreno fertile di sviluppo per l’innovazione tecnologica. Questo tema è tanto urgente quanto ampio e complesso. Richiede una strategia ragionata per prevenire atteggiamenti di cauto sostegno, ostativi, semplificatori. Il digitale, infatti, produce ciclicamente polemiche, contrapposizioni, lunghe discussioni che incidono poi negativamente sulla tempistica e sui modi della sua introduzione nelle scuole. Se l’innovazione tecnologica bussa al mondo della scuola, c’è la giusta attenzione a questi temi? Che tipo di approccio assistiamo? Esiste o è confinato solo alle dichiarazioni e alle prese di posizione pubbliche degli innovatori?

 Al di là delle presentazioni, dei convegni e delle esternazioni social possiamo constatare e verificare la presenza diffusa di docenti che con il digitale lavorano giorno per giorno per accompagnare l’ingresso del sistema scuola in un mondo che è già digitalizzato, in ogni aspetto della vita. 

Il MIUR ha affrontato la questione promuovendo il Piano Nazionale Scuola digitale che delinea la strategia complessiva di miglioramento del posizionamento del sistema educativo nell’era digitale.

Il mondo della scuola sta approcciando questo nuovo paradigma cercando di capire come sfruttare al meglio le tecnologie emergenti, come favorire l’utilizzo consapevole di dispositivi tecnologici con possibilità di ampliamento degli ambienti di apprendimento. 

In questo dossier proviamo a fare il punto della situazione dopo due anni e mezzo di lancio e di attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale del MIUR.  Come commenta la dott.ssa Carmela Palumbo, capo dipartimento per la programmazione delle risorse umane e finanziarie e strumentali del Miur, “Il Piano Nazionale Scuola Digitale costituisce una modalità del tutto nuova di programmazione pluriennale della propria attività da parte del MIUR, che ha riguardato il settore nevralgico dell’innovazione didattica nel suo complesso. In termini di attuazione, senza voler indicare percentuali, possiamo dire che tutte le azioni più importanti sono state intraprese e in molti casi portate a termine. Più complesso è, ovviamente, valutare il PNSD in termini di impatto, cioè di reale incidenza sulle pratiche didattiche”

“Le difficoltà che la scuola sta incontrando  – continua il direttore generale Palumbo – non sono tanto legate all’acquisizione di nuove tecnologie, quanto, piuttosto, alla difficoltà, o meglio alla delicatezza, del processo di innovazione che riguarda metodologie e contenuti “consolidati” e “testati””. Pur percorrendo strade nuove, la scuola deve sempre tendere al pieno successo formativo degli studenti, senza soluzione di continuità”.

In questo panorama può fungere da esempio virtuoso di cambiamento e di diffusione di buone “pratiche” digitali lo stato dell’arte della scuola digitale dell’Emilia-Romagna, narrata dal Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Stefano Versari. Dal racconto emerge un quadro che prende spunto dal presente, collocando la scuola in pieno dentro un sistema-paese che fatica a fare i conti con il digitale. Ma anche un mondo-scuola che al suo interno sta producendo esempi virtuosi ed efficaci, capaci di fare da traino e da spunto per una diffusione oggettiva e tangibile dell’innovazione. “Tralasciare l’inseguimento di modelli non riproducibili” nella consapevolezza che solo una tecnologia entrata nella consuetudine didattica può alterare gli schemi frusti della didattica tradizionale e realizzare forme di collaborazione creativa tra docenti e studenti.

La collaborazione creativa che è alla base delle esperienze e delle invenzioni in mostra nelle School Maker Faire (quest’anno a Bologna la terza edizione) e dei successi di una realtà che si muove a pieno titolo nel nuovo artigianato digitale, ma con i piedi ben saldi nella scuola come FablaRomagna. Un veloce racconto per immagini di queste ed altre esperienze “creativamente quotidiane” offre un supporto documentale alle sottolineature del direttore Versari. Centrale è il ruolo della formazione dei docenti. Mai fatta tanta formazione a scuola come negli ultimi due anni, incrociando le istanze del PNSD con quelle del Piano Nazionale Formazione. Si cominciano a vedere i risultati, e soprattutto l’esigenza di rivedere le modalità dell’offerta ricercando maggiormente modi di scambio tra pari, la trasmissione delle esperienze, il “contagio” dei modelli autentici se sono virtuosi e sostenibili. Anche l’estero, l’Europa, le visioni e gli scambi ai quali un buon uso degli strumenti Erasmus ed eTwinning, di questi ultimi anni, hanno permesso di accedere, vanno assorbiti e valutati con criterio e sempre rapportati al metro della realtà e alle specifiche esigenze della nostra scuola. Una sfida aperta. Un bel mondo, in movimento. 

In conclusione possiamo dire che l’innovazione digitale è un tema molto sentito ed esiste una vasta convergenza sulla sua importanza. Non è quindi in discussione l’opportunità di investire in tecnologie nelle scuole, quanto le modalità di gestione di questo processo. Tuttavia sembra che ai dirigenti ai docenti non sia ancora del tutto chiaro quali siano le ricadute concrete dei loro risultati sulla vita scolastica. 

Ecco, allora, che diventa fondamentale per tutti gli attori, interni ed esterni, del sistema educativo acquisire maggiore elementi di conoscenza e di giudizio su quali tecnologie possono essere più efficaci, quali utilizzi giovano maggiormente agli alunni, quali competenze si richiedono ai docenti, quali condizioni strutturali nelle scuole favoriscono il concretizzarsi delle ricadute positive collegate alle tecnologie.

Tuttoscuola crede che questa sia una strada, la più praticabile per una scuola che vive un rapporto “amicale” nei rapporti tra le diverse componenti interne ed esterne in una “alleanza strategica” del fare formazione come base per ogni apprendimento.

Solo così si potranno allontanare i pregiudizi e i preconcetti. Le soluzioni possono ( a volte devono) essere coraggiose, senza dimenticare, però, la differenza fra il doveroso coraggio e l’azzardo fine a se stesso.

Si ringraziano la dott.ssa Paola Torre, la prof.ssa Nicoletta Ferroni, il prof. Roberto Bondi e il prof. Gabriele Benassi per alcune determinanti riflessioni condivise che hanno contribuito a costruire, grazie anche all’apprezzata disponibilità degli interlocutori coinvolti, il contenuto del dossier. 

Abbiamo approfondito l’esperienza nel numero di maggio di Tuttoscuola.

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