Sciopero prof universitari: da oggi niente esami in 79 università italiane

Via oggi, 28 agosto, al blocco degli esami in 79 università italiane. Oltre 5. 400 professori e ricercatori, secondo quanto riportato da Repubblica.it, incrociano le braccia durante il primo appello: tanti quanti hanno firmato la proclamazione dello sciopero convalidato a fine luglio dalla Commissione di garanzia come “legittimo”. Un blocco degli esami che non si vedeva nelle università dagli anni ’70. Studenti: “Non danneggiateci”.

Il motivo della protesta è sempre lo stesso: il riconoscimento degli scatti stipendiali bloccati ormai da sei anni. Una protesta questa che in realtà non comincia oggi, bensì tre anni fa con lettere ai premier di turno, 14mila firme spedite al presidente Sergio Mattarella, presìdi nei rettorati e persino il rifiuto di rendere disponibili i propri lavori scientifici per la valutazione. 

Non stiamo chiedendo aumenti di stipendi, ma che non venga penalizzata l’anzianità di servizio”, spiega Laura Calzà, ordinario di Anatomia veterinaria all’Alma Mater, allieva di Rita Levi Montalcini. “È vergognoso che la nostra categoria sia così bistrattata, mi sconcerta il silenzio della ministra, che aveva promesso un impegno sulle nostre richieste. Da docente la maggiore preoccupazione è sulle ricadute che il mio sciopero avrà sui ragazzi, cercherò di tenere insieme le due necessità”.

La ministra Valeria Fedeli a metà luglio aveva bocciato le modalità della protesta: “Invito i professori a trovare forme differenti per manifestare il proprio dissenso – aveva dichiarato – c’è un confronto aperto, si dovrebbe negoziare e il confronto aperto con chi rappresenta anche quel mondo (i sindacati, ndr) c’è”.

Uno sciopero contro gli studenti? I promotori lo negano, perché l’astensione dagli esami riguarda solo il primo appello della sessione autunnale (ciascun professore sciopererà solo per quel giorno che va da oggi, 28 agosto, fino al prossimo 31 ottobre), e se l’appello sarà uno solo (capita raramente) gli stessi scioperanti chiederanno che ne venga fissato un altro a distanza di quindici giorni. Il disagio per gli studenti, secondo loro, sarebbe così limitato. 

Peccato che i ragazzi non la pensino allo stesso modo. “Riteniamo le rivendicazioni più che legittime, considerata l’inconsistenza degli interventi statali. Tuttavia, crediamo che l’astensione dagli esami di profitto sia uno strumento di protesta estremamente sbagliato – scrive l’Unione degli universitari Questa modalità di protesta rischia di produrre una spaccatura nell’università, invece di creare la coesione necessaria a rilanciare le rivendicazioni contro i principi delle riforme che hanno ridotto l’università allo stato disastroso di oggi“.