La scuola della sostenibilità: praticare un’educazione ecologica

Praticare un’educazione ecologica è tra i compiti più impegnativi che abbiamo perché comporta il tessere una parentela con animali e alberi, terra e acqua. Si tratta di dare ascolto a chi non ha parole e accorgerci della trama invisibile e complessa che lega la nostra vita al pianeta che abitiamo. Oltre trent’anni fa Alexander Langer, il più profondo e lucido politico ecologista che ha avuto il nostro paese, propose il tema della conversione ecologica, evocando una trasformazione che doveva intrecciare la necessaria riconversione energetica, agricola, urbanistica e industriale con una più profonda trasformazione delle nostre relazioni con la natura, il pianeta e l’iniqua distribuzione delle ricchezze. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita in un articolo di Franco Lorenzoni pubblicato nell’inserto de La Scuola Che Sogniamo presente all’interno del numero di febbraio di Tuttoscuola.

La sfida per l’educazione sta nell’immaginare questa conversione laica dei comportamenti, sperimentando e condividendo lo sforzo di atti concreti da praticare qui e ora, da oggi. Ora, per affrontare questa conversione estremamente difficile ma necessaria, dobbiamo forse tornare all’origine della nostra cultura quando, nelle prime scuole filosofiche che si affacciavano sul Mediterraneo, chi insegnava non si limitava a elaborare e trasmettere conoscenze, ma cercava di sperimentarle su di sé, nel proprio corpo e con i propri comportamenti. Oltre che studio, allora, la filosofia era esercizio, pratica. Nell’immaginare e sperimentare scelte e comportamenti meno distruttivi dobbiamo imparare a metterci in gioco tutti e lavorare e impegnarci per creare cultura e comunità in grado di confrontarsi con sfide alte.

La qualità dell’educazione ecologica si misura infatti nella capacità di guardare lontano e intuire i nessi, nell’imparare ad essere lungimiranti. Gli studenti scesi in piazza nelle ultime stagioni chiedono di capire e cambiare, costringendo noi adulti recalcitranti a confrontarci con un problema urgente e drammatico. Non sono “profeti di sventura”, come li ha accusati di essere l’uomo più potente del mondo, da politico cinico e cortomirante qual è. Offrono, al contrario, un dono e una occasione a noi insegnanti che non possiamo non cogliere. La scuola non ha risposte da offrire, ma è il luogo dove moltiplicare le domande e renderci conto che il surriscaldamento globale può essere affrontato solo educandoci tutti al paradigma della complessità. E, soprattutto, come ci ricorda con lucida insistenza Greta Thunberg, che capire è cambiare. Se non cambiamo, vuol dire che non abbiamo capito.

Ci sono giganteschi interessi economici in gioco, insieme ai rapporti di forza tra gli stati e alle leggi spesso inique del mercato. Per comprendere le dinamiche in campo c’è dunque bisogno di storia, tanta storia, anche quella trascurata che riguarda lo sfruttamento dell’energia e i contradditori processi di decolonizzazione. Se vogliamo giocare con le discipline, è evidente che abbiamo bisogno di chimica e fisica e matematica e statistica. Abbiamo bisogno di ripensare radicalmente l’insegnamento della geografia, materia sotto attacco negli ultimi anni eppure fondamentale, insieme alla demografia, se vogliamo leggere le sfide del futuro in un mondo in cui si moltiplicano i “profughi eterni”.

Nella scuola necessariamente diacronica gli studenti ci implorano di studiare il futuro

La scuola è strutturalmente diacronica e credo non debba mai appiattirsi sul presente, inseguendo modi e mode dell’oggi, ma offrire piuttosto la possibilità di incontro con altre epoche e sguardi sul mondo inusitati, che ci arrivano dalla scienza, dall’arte e da espressioni culturali di ogni luogo e tempo. Ma oggi, insieme al passato, gli studenti ci implorano di studiare il futuro, argomento che sembra interessare ad assai pochi nel paese più anziano del mondo. 

Abbiamo approfondito la tematica nell’inserto de La Scuola Che Sogniamo di febbraio dedicato alla scuola della sostenibilità.

Clicca qui per leggere l’articolo integrale di Franco Lorenzoni

Abbiamo parlato della scuola della sostenibilità nell’inserto de La scuola che sogniamo pubblicato nel numero di febbraio di Tuttoscuola 

La scuola della sostenibilità è il modello che abbiamo presentato nel mese di febbraio all’interno del nostro progetto “La scuola che sogniamo”.

Nell’inserto pubblicato all’interno del numero 599 febbraio di Tuttoscuola, oltre a questo articolo di Italo Fiorin troverai i seguenti approfondimenti sulla scuola della sostenibilità:

– Il villaggio della terra si prepara al piano educativo globale, di Pierluigi Sassi
– La rete nazionale delle scuole green
– Accorgerci della trama invisibile che lega la nostra vita al pianeta che abitiamo, di Franco Lorenzoni
– Un’esperienza della classe 5° I di Palermo, di Alessandra Marina Dia
– La scommessa dello scientifico di Parma, di Giovanna Azzoni ed Elisa Chierici
– Per un diverso stato sociale, di Annamaria Poggi

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